Pensioni delle donne: l'Italia alle grandi manovre

Le pensioni delle donne: spunta l’iniziativa di un parlamentare PDL per accelerare la riforma al 2012.

"Pensioni donne 65 anni"Con la manovra finanziaria di Luglio, ve lo ricorderete, chiacchieratissima, si era introdotta la riforma pensionistica per le donne del pubblico e poi anche del settore privato. Con la riforma si intendeva estendere la soglia di età pensionabile delle lavoratrici private fino ai 65 anni di età con scaglioni progressivi a partire dal 2020 per arrivare alla conclusione nel 2032.

Poi è arrivata la cosiddetta “finanziaria bis”, quella dettata dalle oscillazioni borsistiche, della prima settimana di agosto: riforma pensionistica anticipata al 2016 con fine della progressione nel 2028. La proposta di un deputato PDL, Giuliano Cazzola, vice presidente della Commissione Lavoro della Camera, è quella di anticipare l’inizio dell’applicazione della riforma pensionistica al 2012, con aumento di un anno ogni 12 mesi per arrivare con le donne in pensione a 65 anni fin dal 2016. A porre un argine pressoché invalicabile a questa idea è però la Lega che su questo non transige: “le pensioni non si toccano” e Bossi non fa mistero di tutto questo mandando un bel sberleffo all’On. Alfano, in pieno stile Lega Nord.

Ma non è l’unica pensata che hanno avuto all’interno del PDL. L’altra riguarda le pensioni di anzianità e le “quote” con le quali è possibile ottenere il vitalizio. Con la precedente riforma Damiani 2007 la somma degli anni contributivi e di quelli dell’età del lavoratore per poter andar in pensione doveva essere 96. E, a partire dal 2013, di 97. Ciò era stato fatto per moderare la legge di Maroni del 2004 che aumentava improvvisamente la quota. Ora, se si mettesse mano, come propone il ministro Sacconi, alle pensioni di anzianità, prevedendo di arrivare a quota 100 in 5 anni, anche le pensioni delle donne verrebbero protratte nel tempo.

Tutto ciò a fronte di risparmi per 145 milioni (quando ancora la manovra doveva partire nel 2021 con progressione di un mese alla volta) e poi via via dello 0,4% ogni anno per tutti gli anni successivi (con la cifra complessiva di 6,5 miliardi). Va citata inoltre la proposta dell’esperta di previdenza sociale del Sole24ore Elsa Fornero di estendere la pensione pro-quota a tutti i lavoratori e non solo ai più giovani estendendola quindi a quelle categorie che fino ad ora sono state escluse. Quella delle pensioni rischia di diventare una guerra fra poveri. A portare il carico più grande della riorganizzazione delle procedure pensionistiche sono i deboli, chi non può evadere, i giovani che si vedono levato il diritto alla pensione, le donne che si sobbarcano in gran misura parte del wellfare che lo Stato non garantisce (asili, assistenza agli anziani e quant’altro). L’iniquità delle misure pensate dal PDL fino ad ora, che continua a chiedere lacrime e sangue dopo aver incoraggiato e propagato nella finanza e nell’industria misure che fomentavano l’evasione fiscale, rischiano di condurre il Paese ad uno stato di crisi da cui sarà impossibile uscire in tempi brevi. Si rischia ancora uno scontro generazionale. I giovani potrebbero decidere, in un futuro prossimo di tagliare agli anziani benefici acquisiti.

Infine vi è la situazione tutt’altro che rosea dei pensionati autonomi che, secondo lo stesso Cazzola. La loro gestione inps è sempre in profondo rosso anche a causa del versamento dei contributi (il 20% rispetto ai lavoratori dipendenti che versano in media il 33%).

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