Diminuiscono le iscrizioni agli albi professionali: complice lo spauracchio della loro eliminazione?
Certo il dispositivo che prevedeva l’abolizione degli ordini professionali è uscito dalla finanziaria in modo definitivo, tuttavia le difficoltà che vivono gli albi è ancora presente. Secondo LABITALIA la flessione dei giovani che intendono iscriversi ad un albo professionale riguarda un po’ tutte le professioni, in particolare sembra quello dei periti industriali. Solo il 60% dei giovani abilitati ad esercitare questo mestiere poi si iscrivono.
Le motivazioni vanno ricercate più nelle varie tasse e quote da pagare che in altro. Vero infatti che se l’ordine protegge i cittadini dagli abusi, diventa anche una forte corporazione che pone rigide norme e gabelle a coloro che intendono entrarvi. Se quindi è impensabile una loro abolizione, gli ordini professionali vanno comunque riformati. A partire da quello dei giornalisti.
Secondo un recente studio della fondazione Rodolfo Debenedetti sulle “Dinastie professionali” presentato qualche giorno fa alla Bocconi Ordini e Professioni l’appartenenza ad un determinate ordine professionale penalizza il merito e premia la raccomandazione dei membri degli stessi iscritti agli albi professionali.
Sempre secondo tale studio risulta che in alcune città d’Italia sia più facile che in altre ottenere l’abilitazione professionale. Se a Venezia per esempio all’esame da commercialista passa solo l’8% dei candidati, a Catania non bocciano praticamente nessuno. (per approfondire leggi questo articolo di Gian Antonio Stella). Il giornalista ipotizza e in realtà certifica l’intervento delle “Famiglie” mafiose all’interno del sistema di adesione agli albi professionali.
Insomma occorre un’ennesima lenzuolata che da una parte consenta di agevolare l’entrata nell’ordine professionale, dall’altra freni questi casi di intervento mafioso nell’assegnazione dei posti al suo interno.
Esisteva una proposta del ministro della Giustizia Angelino Alfano che prevedeva l’accesso solo con tirocinio ma senza esame di stato per avvocati e commercialisti. Sono insorti i presidenti degli ordini. Claudio Siciliotti per esempio, presidente dei Commercialisti italiani ha dichiarato: “Pensare di concepire una semplificazione all’accesso per le sole due professioni già oggi più numerose (dopo i medici) non ha senso. Se passasse mai una misura del genere ci tuteleremmo in tutte le sedi, a partire dalla Consulta, dato che l’esame di Stato è previsto dall’articolo 13 della Costituzione. Ma ho fiducia nel ministro Alfano”.
Tutte riforme rimandate comunque. E nel frattempo questo corporativismo è automaticamente snellito. Se le iscrizioni agli albi professionali diminuiscono è colpa della precarietà del lavoro, della disoccupazione e della mancanza di denaro. L’albo rischia di trasformarsi da tutela per i cittadini a privilegio per pochi.