Lo Stato d’Israele è uno Stato del vicino Oriente affacciato sul mar Mediterraneo, la popolazione israeliana è di circa 8.345.000 abitanti ed è l’unico Stato al mondo a maggioranza ebraica: il 75% della popolazione. Quasi tutti gli Stati che hanno relazioni diplomatiche con Israele mantengono le proprie ambasciate a Tel Aviv, centro finanziario del Paese, ma hanno comunque sedi consolari a Gerusalemme. Israele è governato da un sistema parlamentare a rappresentanza proporzionale. È considerato un Paese sviluppato, è membro dell’OCSE e, secondo il Fondo Monetario Internazionale, fino a qualche anno fa, era al 37simo posto nella lista degli Stati per prodotto interno lordo. Ha inoltre il più alto indice di sviluppo umano in Medio Oriente ed è uno dei Paesi con la più alta aspettativa di vita nel mondo. La sua storia, antichissima, è tanto affascinante quanto complessa. Io non l’ho mai visitato, ma nei ricordi di mia madre restava una delle destinazioni più interessanti dei sui viaggi di giovane sposa. Per il ritz è un paese che vale 650 notti, un 1%, poco rispetto a un 48% di Italiani, un 8,2% di francesi, come di russi, e un 22% di clientela di lingua tedesca… tenendo presente che, ad oggi, gli ospiti internazionale del ritz rappresentano 90 paesi: chissà tra tutti questi quanti clienti sono ebrei. Al di là dei numeri vale, per alberghi come questi, la fidelizzazione e la durata dei soggiorni. Per entrambi questi parametri la clientela ebrea eccelle. Si muove in gruppi famigliari numerosi, molte donne, nonne, madri e figlie, estremamente amichevoli. Vivono di passaparola e, una volta conquistate, non si perdono più. Gli ebrei, amano divertirsi, curarsi, essere riconosciuti e… risparmiare. Sono i primi a utilizzare l’autoironia per smontare i luoghi comuni e sfidare l’antisemitismo, ma tant’è… Fatto sta che in questi ultimissimi anni di calamità: nubifragi e trombe d’aria, incendi e terremoti, fino alla pandemia, i primi messaggi di solidarietà e preoccupazione giungono da Israele. Da Israele arrivano casse di pompelmi di ogni colore e forma. Da quando abito in Ghetto a Padova mi sono assimilata, ascolto le campane e i canti della sinagoga il sabato, partecipo alle manifestazioni culturali sempre dense di simboli e significati. Non posso scordare 15 anni fa, quando si incendiò la stanza di un’anziana signora ebrea che aveva dimenticato la sua Menorah accesa, le tende della camera mosse dal vento avevano preso fuoco spinte contro al piccolo candelabro ebraico. Ricordo in passato quando papà prima e mia sorella poi, andavano cercando i cibi Kosher… e pensare che oggi troviamo a ogni angolo kebab e sushi. Ho memoria dei tornei di bridge e delle serate danzanti in cui imparavo la Hora, ballavamo tutti insieme, in circolo, con entusiasmo, energia e partecipazione. Da ragazzina i miei amici erano i figli delle famiglie ebree, scatenati eppure molto più seri e maturi di me. Oggi apprezzo, grazie a mio fratello, la letteratura ebreo-americana. Riconosco, al cinema, il valore della loro cultura e l’intelligenza dei loro film. E penso che sia stato un regalo della vita avere il mondo in un albergo. Oggi che la globalizzazione tende ad appiattire le differenze e la pandemia ad allontanare il confronto, mi sento una privilegiata che va cercando tra i suoi ospiti quelle diversità che aprono la mente e il cuore. Forse non tutti sanno che… mi piace di più di Cerca l’intruso… ma della Settimana Enigmistica vi parlerò un’altra volta.