Ripubblichiamo la lettera di 38 giornaliste del giornale di Confindustria “Il sole 24 ore” indirizzata al loro direttore Gianni Riotta, a proposito del suo fondo pubblicato il 13 febbraio 2011 definito dalle giornaliste cerchiobottista.
Le donne della redazione del quotidiano degli industriali prendono posizione contro chi non l’ha presa a favore dei diritti della persona. Chi usa beceri stereotipi per descrivere quanto sta succedendo in Italia continua ad affossare la novità di un movimento che non è più ideologico, ma culturale.
Non c’è Marx dietro la spinta propositiva delle donne italiane a vedere riconosciuti in modo paritetico i propri diritti rispetto ai colleghi maschi, ma piuttosto frustrazione e desiderio di rivalsa. Ci sonno anni di dimenticanze e di stanchezza, anni che hanno prodotto un gap e scavato un solco tra la nostra democrazia e le democrazie degli altri Stati Europei.
Ilsitodelledonne sostiene quindi anche le 38 giornaliste che si sono ribellate al qualunquismo del proprio direttore.
“Caro direttore, ti scriviamo per prendere nettamente le distanze dal fondo del giornale di domenica 13 febbraio che, a cominciare dal titolo “Sciarpe e mutande e in mezzo il niente”, riteniamo cerchiobottista, qualunquista e soprattutto offensivo di quanti/e non solo domenica, ma nella quotidianità della propria vita, difendono non a parole, ma con i fatti, la dignità della persona, del lavoro, della politica e di un’etica della responsabilità divenuta ormai rara.
Prendiamo le distanze da chi si permette di dubitare persino che esista un’idea o un pensiero forte dietro la rivendicazione del rispetto e della dignità della persona e non ha altri argomenti da offrire se non gli stereotipi del “sotto il vestito niente”, del “mettete dei fiori nei vostri cannoni”, dell’eskimo degli anni 70.
Non si tratta di essere pro o contro Ferrara, pro o contro le donne che scendono in piazza, ma di abbandonare pregiudizi, stereotipi, qualunquismi, per prendere una posizione. Trasparente, laica. Un giornale che ha la pretesa di essere leader proprio sul fronte delle idee non dovrebbe rinunciare ad averne una, precisa e riconoscibile, in un momento così difficile per il paese. Né può pensare di continuare a irridere la piazza (altro stereotipo) e i simboli che la rappresentano, piuttosto che ascoltare la voce di chi vi partecipa. La storia, anche recentissima, dimostra che questo è un atteggiamento miope, politicamente e culturalmente.
Le migliaia di persone presenti in piazza domenica hanno da dire molto di più di quanto spesso si legge in intere pagine di giornale, e non meritano di essere etichettate a priori come “il niente”. Per noi, che di mestiere facciamo i giornalisti e in questo mestiere continuiamo a credere, c’è infatti una regola fondamentale e inderogabile, che è quella di commentare i fatti solo dopo esserne stati testimoni, diretti o indiretti, non prima che i fatti siano accaduti, com’è successo in questo caso. E poiché riteniamo che la giornata di domenica non sia stata una mera esibizione narcisistica, che gli slogan non sono – come si legge nel fondo – “un po’ vuoti” e che non è vero che dietro i cortei ci sia solo “una guerra di trincea”, ti chiediamo la pubblicazione di questa nostra lettera.
Donatella Stasio, Barbara Fiammeri, Celestina Dominelli, Anna Del Freo, Francesca Padula, Laura Serafini, Antonella Olivieri, Francesca Cerati, Cristina Casadei, Rossella Cadeo, Eliana Di Caro, Sissi Bellomo, Antonella Scott, Antonella Moro, Federica Micardi, Franca Deponti, Micaela Cappellini, Mariolina Sesto, Silvia Sperandio, Rosalba Reggio, Chiara Bussi, Laura Cavestri, Alessia Maccaferri, Nicoletta Cottone, Chiara Somajni, Lara Ricci, Francesca Barbiero, Anna Maria Luccarini, Francesca Barbieri, Valentina Maglione, Lucilla Incorvati, Federica Pezzatti, Cristina Battocletti, Ilaria Vesentini, Elena Ragusin, Mara Monti, Filomena Greco, Paola Dezza.”
Scritto da M. F.
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