Si chiama Chiara Tomaz ed è un… arbitro di football americano che ha rappresentato la categoria, per il nostro paese, ai mondiali di Stoccolma.
Chiara Tomaz è una delle donne più interessanti del panorama sportivo italiano. Il motivo? Fa l’arbitro di football americano. Lo avreste mai detto?
Chiara fa il referee o, come si dice nel football americano, il ref. Il suo compito è gestire le regole di uno degli sport più complicati e maschi del mondo. Il football è la quint’essenza della mascolinità. In Italia questo sport ha vissuto alti e bassi. Dopo l’exploi dei primi anni ’80, il gioco da fenomeno di moda è scaduto, finendo nel dimenticatoio. Poi, nei primi anni del 2000 ha vissuto una seconda stagione di popolarità ed oggi è ufficialmente nel CONI.
Cominciamo col chiedere a Chiara quando e come si è avvicinata ad uno sport così?
La mia avventura nel football è iniziata un po’ per caso, nel 2004, quando sono andata a vedere una partita di football americano a Trieste, città dove studiavo. Al momento non ci ho capito nulla, ma questo sport mi ha talmente affascinata che ho pensato subito che mi sarebbe piaciuto fare l’arbitro. Ma è finita lì. Nel 2006 ho sostenuto un esame per addetta alle statistiche e ho cominciato a frequentare l’ambiente. Mi sono dedicata al gioco del flag football, una versione molto più soft del football. Ho perfino fondato una mia squadra: eravamo cinque ragazze e un ragazzo. Nell’ottobre del 2007 ho frequentato il corso per arbitri e sono scesa per la prima volta in campo ad Udine il mese successivo.
Ed è duro fare l’arbitro di football americano?
Fisicamente basta fare un po’ di allenamento in palestra, ma dal punto di vista intellettuale il football è uno sport con tantissime regole ed eccezioni, quindi servono sempre continui aggiornamenti ch facciamo periodicamente anche con l’ausilio di arbitri americani. Utilizziamo dei video, ma in campo è un’altra cosa. Fare errori in campo rischia di compromettere il risultato di un’intera partita.
E’ duro essere un arbitro donna?
Con gli altri arbitri è come avere una famiglia allargata: ovunque ci si sposti si può contare su un collega. Non ci sono mai stati attriti o conflitti, neppure tra noi donne. In campo conta solo come svolgi il tuo lavoro: i giocatori si comportano esattamente come con gli arbitri maschi. Qualche volta con i coach ci può essere qualche discussione, ma non hanno mai atteggiamenti ostili. I possibili pregiudizi sono stati cancellati con i fatti.
Chiara Tomaz è stata inoltre convocata per i mondiali di Stoccolma. Il suo mix di femminilità e sensibilità l’ha resa celebre. E sei stata addirittura scelta per arbitrare la finale tra USA e Canada?
A stento ho trattenuto le lacrime… è stata un’esperienza bellissima. Le ragazze che giocano a football sono femminili anche in campo e non scimmiottano i maschi. Le ho viste truccate anche sotto i caschi. Le squadre che hanno partecipato avevano un alto livello di gioco.
Perché ti piace il football americano?
Per me il football è uno stile di vita irrinunciabile. Molti dicono che sia uno sport solo per maschi, ma io penso che se una donna ha forza, convinzione e carattere può trovare il proprio spazio anche qui.
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