Il #kamasutra? Minacciato dallo #smartphone

La nuova frontiera del #sesso si chiama #sexting e con le posizioni più spinte dell’antica arte del kamasutra non c’entra nulla

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La nuova frontiera del sesso? Si chiama Sexting e non si pratica tra le lenzuola ma al cellulare. La tecnologia può infatti colmare tutte le distanze e permettere una forma di flirt alternativo. Ma di cosa si tratta esattamente?

Quando il caro e vecchio corteggiamento incontra il texting, vale a dire i comuni sms, ecco servito il Sexting. Non aspettatevi però un alto tasso erotico. Gli short message contengono provocazioni, allusioni piccanti, foto che fanno salire la tensione ma non molto di più.

La nuova moda piace agli smartphone addicted ma per il momento rimane una divagazione occasionale: nulla potrà sostituire il flirt di persona che, quando si crea la giusta intesa, può portare direttamente da un innocente cocktail alle posizioni più avanzate del kamasutra.

Ma sarebbe sbagliato pensare che il texting sia il pane quotidiano soltanto dei traditori seriali e degli amanti della scappatella. Come dimostrato da diverse indagini, le applicazioni di messaggistica instantanea che a volte vengono additate come causa di tradimenti occasionali o ripetuti, per molte coppie possono essere un modo per rinforzare il legame. L’sms romantico o la battuta su messenger possono tenere viva la conversazione tra i  partner anche durante le ore di lavoro o quando si è costretti a stare lontani.

Altro discorso, invece, per i minori che si danno al texting in modo spinto, condividendo con amici o sconosciuti anche video e foto hot e mettendosi potenzialmente nella condizione di cadere in mano di pedofili senza scrupoli. Secondo un allarmante rapporto del Moige (Movimento Italiano Genitori) sul web sicuro, il 23% dei ragazzini scambia materiale pornografico con persone mai conosciute di persona. Ancora più allarmante è la reazione dei genitori per limitare tali comportamenti: dalla ricerca emerge che il 18,6% di loro limita l’uso temporale dello smartphone, il 35% non si è mai preoccupato di controllare i propri figli e soltanto il 32,7% presta attenzione a come i minori si comportano sul web.

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