Chi sono le sempre più numerose donne che dicono no alla maternità e perché.
Dopo Mamme acrobate (Rizzoli 2007), è appena uscito in libreria un nuovo lavoro di Elena Rosci – psicoterapeuta all’Istituto Minotauro di Milano, dove coordina l’équipe di psicologia femminile – in cui racconta la sua esperienza di incontro con le donne che dicono di no alla gravidanza e i motivi che le spingono a farlo.
La mamma una “specie in via di estinzione”? Se ci atteniamo alle statistiche, la risposta è insieme “sì”e “no”. “Sì” perché il 20% delle donne che escono oggi dall’età fertile rimane senza figli e la percentuale, in alcune aree del nord Italia, arriva al 50 fra le laureate. “No” perché la mamma, nella nostra cultura, è una figura mitica, idealizzata. Attraverso l’analisi di casi clinici, interviste e testimonianze, Elena Rosci ci mostra chi sono oggi le donne che dicono di no alla gravidanza, e alla luce di quali motivazioni e vissuti articolano questa decisione. Ne emerge un quadro nel quale, accanto alle cause tradizionali di rifiuto (il disinteresse per i bambini e la sterilità biologica), si profila una nuova e più numerosa categoria di donne fra i trenta e i quarant’anni che sperimentano uno stato mentale in cui il progetto materno è caldeggiato più volte per cadere poi nell’oblio o essere rimandato. In modo sempre più evidente le donne pensano alla maternità come a una scelta responsabile e non come a un effetto secondario e scontato del matrimonio. Un’esperienza che può far parte della loro identità ma che può essere anche rifiutata. Al di fuori degli stampi costrittivi ma rassicuranti della tradizione, le donne si avviano così silenziosamente a realizzare una rivoluzione antropologica che, dopo aver investito le scelte sentimentali e sessuali, colpisce al cuore proprio il ruolo centrale della identità femminile adulta: quello di madre.
Elena Rosci, La maternità può attendere, ed. Mondadori (180 pagine, € 17,50)