Domenica scorsa mi è venuto in mente di mettere a posto l’ufficio… impresa davvero titanica. Perché di fatto quest’ufficio è un pezzo di me. È successo così che mi sono venute per le mani “carte” di tutti i tipi, libri, appunti, biglietti da visite, lettere, documenti, riviste di settore e non. Ho trovato cartelline riempite di ritagli di giornale di ogni tipo: dalle ricette di cucina al marketing… c’erano perfino le foto dei miei figli da piccoli e una serie di quaderni di appunti sui vari corsi di aggiornamento e formazione, sui profili dei buyers incontrati alle fiere, riflessioni e sfoghi che a leggerli oggi commuovono o perlomeno commuovono me.
Nel cercare di sistemare tutta questa “carta” tutti questi contenuti e tutti questi ricordi ho trovato non poche difficoltà nel cercare: un metodo di archiviazione o la forza di buttare tanto materiale …tanto lavoro. In mezzo a tutto questo mi è saltata fuori la pubblicità dell’acqua Bracca… quando la scegliemmo per l’albergo? Non ricordo l’anno, ma ricordo perfettamente le ragioni. Senz’altro contava il fatto estetico: quella bottiglia e quell’etichetta dall’aria aristocratica. All’epoca non c’era ancora la ben nota pubblicità plin plin ma ricordo che fu mia sorella a sottolineare che la Bracca conteneva solo 1 mg di sodio per litro ed era un’acqua che aveva 100 anni di storia. Ci sembrava una bella scelta, in linea con quello che testimoniamo attraverso l’AbanoRitz.
Sistemando e spolverando mi sono fermata a pensare alle tante scelte e iniziative, ai tanti cambiamenti e agli infiniti progetti che, in questi ultimi anni soprattutto, sono stati sperimentati sono stati compiuti portati a termine oppure cestinati o falliti. Amarcord. È successo domenica scorsa, ad appena una settimana dalla riapertura, che da una scelta di prodotto, da un acquisto del food and beverage manager fatto anni prima, prendessero l’abbrivio infiniti pensieri legati a questo mestiere straordinario che vive un momento tanto complesso perché l’hotellerie e il turismo in genere, non dimentichiamolo, è spesso il polso sincero della società e dei suoi cambiamenti.