29/04/2020

Anche voi, come me, avrete whatsapp inondato da messaggi e chat, da vignette e filmati di vario genere, testimonianze e documenti di genere ancora più vario, burocrazia e decreti, non necessariamente in quest’ordine. Da una prima interpretazione del DPCM in vigore dal prossimo 4 maggio, a quanto si apprende, con “congiunti” si intendono “parenti e affini, coniuge, conviventi, fidanzati stabili, affetti stabili”. Ho cercato nella Treccani prima “congiungere” e il suo participio passato “congiunto” e poi “stabilità” per evitare dubbi interpretativi.

Ricordo che quando ero al ginnasio, nella camera che dividevo con mia sorella che faceva lo scientifico, c’erano una sfilza di vocabolari: per il latino il CAMPANINI CARBONI, per il greco usavo e portavo a scuola quasi quotidianamente il ciclopico ROCCI con i suoi 150mila lemmi, il DEVOTO-OLI della lingua italiana, credo in una delle prime edizioni degli anni 70, nonché l’ex Nuovissimo Melzi; per la lingua francese, l’unica studiabile da noi ragazze, il Larousse, poi c’era il Garzantino per i sinonimi e i contrari più due enciclopedie: quella delle arti e delle scienze della mitica De Agostini di Novara e i 35 volumi della Treccani più i dizionari di questa e gli aggiornamenti che mia sorella si è intestardita a comprare fino a 10 anni fa per “completezza”, dice lei. Oggi potrebbero apparire reperti archeologici, eppure saper consultare, velocemente, un dizionario per tradurre una lingua morta oppure una lingua straniera, e allora era solo il francese, come scrivere un tema con linguaggio appropriato e senza ripetizioni, era una vera palestra per la mente, non tanto per la memorizzazione, ma per quella che veniva chiamata FORMA MENTIS di cui solo più tardi ho capito il senso e il significato. Si tratta infatti di un’espressione che si utilizza quando ci si riferisce allo specifico modo di pensare e agire condizionato da una educazione o da un orientamento pragmatico. Insomma una struttura mentale, con particolare riguardo al modo di considerare, intendere e interpretare la realtà, quale si determina nell’individuo, per indole e per cultura… vale oggi quella dei nativi digitali come  la mia cresciuta a pane e dizionari.

Riporto, appunto dalla Treccani, la definizione: congiungere ovvero unire materialmente o spiritualmente, mettere insieme, porre in stretta relazione; congiunto agg. e s. m. (f. -a) [part. pass. di congiungere; lat. coniunctus, part. pass. di coniungĕre]. – 1. agg. Unito / 2. s. m. Parente. Esistono per l’aggettivo usi specifici/tecnici. : in musica, in banca, nella legge. Ma rende bene il vocabolario dei sinonimi e contrari che per il sostantivo congiunto, trova: affine, consanguineo, familiare, parente. ↔ estraneo. Sempre dalla Treccani, che peraltro esce per prima ricercando su Google il significato di una parola, per il sostantivo “stabilità”  trovo = s. f. [dal lat. stabilĭtas -atis, der. di stabĭlis «stabile»]. – 1. Il fatto, la condizione e la caratteristica di essere stabile, sia in senso proprio, cioè ben basato ed equilibrato, capace di resistere a forze e sollecitazioni esterne: s. delle fondamenta di una costruzione, s. di un edificio, di un ponte, di una struttura; sia in senso estens. e fig., che resiste, si conserva e si mantiene senza subire spostamenti, cambiamenti o modificazioni rilevanti: s. dei colori; s. politica, sociale, economica, s. di un governo, di una maggioranza; s. di un accordo, di pace; s. di propositi.

Naturalmente seguono accezioni scientifiche, di architettura navale, meteorologia e di diritto del lavoro. …NIENTE, e dico niente, relativamente agli affetti?! Certo che infilarmi qui e ora a parlare di affetti e sentimenti, e per di più stabili, non è il caso. Stiamo riempiendo un blog che si chiama GLORIA mica Sally di “Harry ti presento Sally” film commedia romanticissimo del 1989 con Meg Rayan e non si chiama neanche Bridget del film “Bridget Jones” con Renee Zellweger (e tutti i suoi sequel); GLORIA non è Audrey: straordinaria ed elegantissima icona la Hepburn di film romantici indimenticabili come “Colazione da Tiffany… e potrei continuare all’ infinito perché, tutti i film sono, in qualche modo, film d’amore, soprattutto se interpretati da attrici molto intense come Cate Blanchett, Julia Roberts, Meryl Streep o Juliette Binoche e man mano che le nomino mi vengono in mente Film Indimenticabili. MA, tornado a parlare di film, mi ricordo da stamattina i trailers (meglio noti come “pezzarielli”) di un film di un giovane regista italiano, di cui non ricordo il nome, che mi hanno davvero colpito. Guardatelo! Il film che immagino sia un’opera prima, si intitola THE NEST, il nido.

Atmosfere chiuse, claustrofobiche e gotiche, estreme eppure in qualche modo rassicuranti e delineanti “un piccolo mondo antico”. Ebbene questo titolo mi ha suggestionato, è un po’ così che mi sento qui al “ritz: in un nido e, ugualmente, soffro di quella tristezza rassegnata che gli psicologi chiamano “sindrome del nido vuoto”. Sono mancate TUTTE INSIEME le persone al “ritz”, si è svuotato delle persone care che normalmente condividono il lavoro con me; mancano i collaboratori coi quali vivo ogni giornata lavorativa, festivi compresi; assenti gli ospiti e i clienti, le porte sono chiuse ad amici, parenti… e congiunti? Tutti con-giunti insomma, ma per niente stabili.

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