La vasca da bagno sta alla doccia come il té al caffé; il vero discrimine è il Tempo, quello che si risparmia con l’espresso ( lo dice il nome) si recupera e raddoppia con l’infusione del tea. La doccia pretende minor tempo per riuscire a provvedere all’igiene personale e un minor ingombro rispetto alla vasca E’ evidente poi la facilità di preparazione e accesso alla doccia rispetto alla vasca da bagno. E anche qui la preparazione di una buona moka non può competere con la ritualità del tea. Altro fattore distintivo è il consumo d’acqua: circa 10-20 litri al minuto per la doccia, più di 150 litri per il bagno… così si consuma più acqua per preparare un tea che per il caffè, soprattutto se ristretto. Altro vanto è che la doccia, per quanto sbrigativa, è più “corroborante”, come il caffè, grazie al contatto con acqua corrente anziché ferma. Infatti fu il dottor Merry Delabost, medico della prigione “Bonne-Nouvelle” di Rouen, a inventare la doccia nel 1872 con lo scopo di garantire un’igiene migliore ai prigionieri.
Tea e caffè vennero introdotti in Europa nello stesso secolo: il XVIIesimo. Entrambe, vasca e doccia, hanno origine nell’antica Grecia. La prima vasca da bagno sembra essere quella ritrovata in Grecia, a Creta, nel palazzo di Cnosso. La diffusione della vasca da bagno all’inizio era legata piuttosto che all’idea di relax, tipica dei romani, alla ginnastica in acqua fredda. Altri ritrovamenti hanno dimostrato che rudimentali tecniche di lavaggio dall’alto erano già presenti nell’antichità greca dove la doccia veniva associata alla purificazione: l’acqua che scendeva dalla testa e bagnava tutto il corpo fino ad arrivare alla terra assumeva un valore simbolico.
Stamattina invece della doccia mi son concessa un bagno, e sono stata in ammollo per buoni 10 minuti. Ne sono uscita come la Venere Anadiomene (appunto nascente dalle acque). Del resto i benefici son noti: migliora la circolazione, combatte l’ipertensione e induce rilassamento come una buona tazza di tea. Quale stanza ho preferito? C’è l’imbarazzo della scelta. Al “ritz” la metà delle camere ha la vasca con il telefono/doccia dentro. Perché? Potrei rispondere dicendo che mia madre detestava la doccia e amava il tea, ma invece vi ricorderò che l’albergo è stato costruito da mio padre nel 1967. Abitudini e mode, storia del costume e dell’hotellerie si possono leggere nei bagni di un albergo e ancora di più di un hotel che ha fatto del termalismo il suo originale core-business.
Il bagno, così come lo conosciamo oggi, ha avuto negli anni un’evoluzione costante sia dal punto di vista architettonico che, soprattutto, relativamente al modo di intendere questo specifico ambiente. Dal rasoio al phon, dallo specchio alla rubinetteria, dalla carta igienica (inventata dal newyorkese Gayetty nel 1850) al sapone, dal dentifricio allo shampoo, dalla vasca alla doccia: il come e il quando sono nate e si sono diffuse queste piccole/grandi invenzioni, che usiamo nella vita di tutti i giorni e che diamo per scontate, determinano il percorso della nostra società sempre più globalizzata e transgender.
Variando dunque gli scopi e i significati attribuibili al bagno, anche sulla base delle diverse culture e costumi in cui veniva contestualizzato, ne sono cambiati oltre che il nome –gabinetto, bagno, toilette, sala da bagno– anche gli arredi. Le vasche da bagno esistono da quasi 4 millenni, ma è solo sotto l’impero romano che la vasca da bagno diventa un luogo condiviso per il benessere e la cura di sé. Poi i barbari distrussero gli antichi bagni romani e a sopravvivere furono solo quelli nelle aree orientali del mondo. Ma per utilizzare una vasca da bagno individualmente ci volle il tardo Medioevo e fu appannaggio esclusivo di monasteri e castelli. La vera svolta avvenne molto dopo con l’introduzione dell’acqua corrente nelle abitazioni… ma è evidente che per molto tempo la vasca da bagno, la stand alone, fu un simbolo elitario, un must presto sostituito dall’avvento e dalla diffusione in larga scala della vasca da bagno ad incasso. Mi corre l’obbligo qui di fare una nota a margine che non è un post scriptum ma semmai un nota bene: il caffè si prende volentieri in compagnia mentre sorseggiare il tea è piuttosto un’attività meditativa.
Fatto sta che il primo censimento attendibile dell’hotellerie nazionale si pone tra le due guerre, e in questa statistica del 1924 risultano esserci 50 alberghi di lusso in Italia , intendendo per lusso il bagno con la vasca in camera. E a questo punto scriverei un post scriptum conclusivo: il tea è aristocratico mentre il caffè è democratico.