Abbiamo festeggiato per anni la festa nazionale dei Francesi: fino alla fine degli anni 90. Il 14 luglio in Francia è festa nazionale, un po’ come per noi la ricorrenza del 2 giugno, i francesi celebrano la presa della Bastiglia, prigione e fortezza simbolo dell’Antico Regime in cui venivano rinchiusi i prigionieri politici. Allora, in albergo, la clientela francese, tutta “bella gente”, sosteneva mia madre, era, dopo quella italiana, la più numerosa; in controtendenza rispetto al territorio che invece aveva nell’ospite tedesco il cliente più importante. Dei festeggiamenti a bordo piscina del 14 luglio il ritz andava orgoglioso eppure un po’ alla volta anche questa festa, venendo meno la clientela francese, non è stata più celebrata e il mese di luglio è diventato il mese topico della bassa stagione, tanto che, ad un certo punto, è stato l’unico mese dell’anno in cui il ritz rimaneva chiuso per ferie e restyling. Era una serata di gala bellissima di cui ho ricordi nitidi. I figli delle coppie francesi erano tutti amici miei e in quella serata tra danze, cibo, sfilate e rievocazioni, distratto e intrattenuto il mondo degli adulti, noi ragazzini ne facevamo di tutti i colori. Mia sorella era invece più coinvolta nei preparativi e nella rappresentazione, drappeggiata di blu, bianco e rosso era lei il simbolo di quella Francia che approvava la sua Costituzione e la fine dei privilegi feudali. Era l’estate del 1789 quando l’Assemblea emanò la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Mia sorella Terry impersonava Marianne che è la rappresentazione nazionale allegorica della Repubblica francese, mentre l’orchestra del ritz suonava la Marsigliese, l’inno ovvero il canto dei rivoluzionari. A Parigi una imponente statua in bronzo di Marianne –alta quasi 10 metri– svetta al centro della Place de la République. Indossa una toga e l’immancabile berretto frigio –rispettivamente simboli della giustizia e della libertà– e regge con la mano destra un ramo di ulivo, simbolo della pace, mentre con la sinistra, le tavole della legge. Sedute intorno a lei, su un piedistallo di pietra alto 15 metri, ci sono le statue allegoriche della Libertà, dell’Uguaglianza e della Fratellanza.
A proposito di mia sorella non vorrei passasse il messaggio che la nostra complementarietà possa essere interpretata come profonda diversità. La verità è che ci uniscono tanti ricordi e una serie di giudizi condivisi, soprattutto abbiamo in comune molte preferenze al di là di riconoscere e rispettare quelle personali di ognuna. Simbolo della nostra sorellanza è l’acqua minerale. Da sempre nella nostra tavola si beveva solo acqua naturale non fredda. Nostra madre, tra le tante norme salutari ed educative, non transigeva sul bere. Niente acqua “pizzichina”, niente bibite gasate o birra, assolutamente niente alcolici. Non era contemplato contestarla mia madre e, comunque, non avremmo mai innescato una guerra sulle bevande dovendo affrontare ben altre battaglie per le nostre libertà di adolescenti. Praticamente fino a 10 anni fa io non ho bevuto acqua gasata al tavolo da pranzo del ritz pur desiderandola smodatamente come tutte le cose proibite. Tutto ciò che aveva bollicine, dall’acqua allo champagne, è rimasto così legato per lungo tempo a qualcosa di speciale, al brivido di una qualche segreta disobbedienza. Oggi, qui in albergo, scrivendo Gloria, sorseggio la Bracca, acqua oligominerale frizzante dell’hotel, mentre a casa mia non la compro così come evito di acquistare la Coca Cola di cui sono addicted. Non è un affrancamento e, tantomeno, un tradimento, ma bere gasato o meglio non bere gasato, era riservato a un codice comportamentale che faceva riferimento all’essere figlie, le figlie di una mamma che avendo scelto l’hotel come casa si preoccupava di non farci crescere con un’idea distorta del mondo adulto che al ritz, tra bar e ristorante, si abbandonava alla vacanza facendo riecheggiare la hall di allegri cin cin.