Mio figlio mi fa notare che GLORIA non è esattamente una diario con la cronaca delle mie giornate, ma piuttosto un diario del mio sentire/pensare. In realtà è un Blog e dovrebbe avere le sue regole. Il termine blog è la contrazione di web-log, ovvero diario in rete. Il 18 luglio 1997 è la sua data di nascita, e fa riferimento allo sviluppo, grazie a Dave Winer, del software che ne permette la pubblicazione. In quegli anni, il termine weblog si riferiva generalmente a liste di link, o meglio a commenti a liste di link: un tipo di informazione molto utile per gli utenti prima della diffusione dei motori di ricerca. Agli inizi del 2000 i blog godranno di un periodo di grande fortuna comunicativa, per poi cadere in disgrazia con l’avvento dei social network ed essere invece oggi in auge come amplificazione di quelli, grazie alla particolare cura dei contenuti. I tratti strutturali comuni ai blog riguardano principalmente il fatto che si tratta di “diari in rete”: i testi sono forniti di data e sono presenti sulla pagina web in ordine anticronologico (prima i post più recenti), difficile una classificazione se non semplificando: blog personale/blog tematico-giornalistico/blog letterario/blog professionali o commerciali.
GLORIA è un esperimento, come la vita che racconta, è una sintesi tra il diario personale e quello professionale, una ricetta pasticciona i cui ingredienti sono le mie giornate un po’ surreali, ma soprattutto prende spunto da queste per tante, troppe digressioni. Digressioni o confessioni? Analisi o autocoscienza? Ironia quanto basta, a volte amara più spesso paradossale. Però stavolta la giornata merita un racconto più dettagliato degli eventi. Le Pasque precedenti a questa, sono state, come tutte le feste all’AbanoRitz, periodi di grande fermento organizzativo. L’albergo è pieno, appena sopra le 200 persone, molti i clienti fedelissimi. Le aspettative sono alte: regali, menù, intrattenimenti e servizi offerti sono al loro massimo, ci troviamo, mia sorella e io, in una specie di frullatore lavorativo. Lo staff è affidabilissimo e molto performante eppure l’intoppo, lo so, è dietro l’angolo. Con loro mi confesso: non potremmo far contenti tutti! Adrenalina a mille mentre mi dico, osservando mia sorella che fa sbocciare la primavera in sala da pranzo, che mai il ristorante del “ritz” è stato così bello, mai la clientela così soddisfatta , mai le divise tanto eleganti, mai i piatti così ben riusciti… ci guardiamo mia sorella e io sorridendo perché mia madre ce lo diceva ogni anno!
Quest’anno sarà una giornata di mail affettuose, WhatsApp e video chiamate che mi commuoveranno, una Pasqua-non Pasqua, troppo diversa da quelle: nessun preparativo, nessuna accelerazione del battito cardiaco, nessuno in ritardo e nessuno in anticipo, niente adrenalina né ansia da prestazione… niente passione. Eppure qualcosa accade per Pasqua, qualcosa di inaspettato e sorprendente; mia zia Maria, la Tante di cui vi ho parlato all’inizio, attraversando a piedi, da sola, a 90 anni, come Mata Hari o i Tupamaros piuttosto che le truppe d’assalto in missione, l’intero quartiere che separa l’albergo da casa sua, con la mascherina doppia e i guanti; riesce a lasciarmi, all’ entrata del “ritz”, un sacchetto del supermercato Alì. Il packaging serve a confondermi, dentro trovo un uovo di Pasqua in carta gialla, l’ovetto Kinder-sorpresa, una scatola di mini-ciocorì che adoro, i baci Perugina e un imperdibile cerchietto di peluche rosa con le orecchie da coniglio… io resto ai suoi occhi e nel suo cuore quella bambina che componeva le rime con lei e di cui lei registrava le risate (ho le cassette!). Nel sacchetto un biglietto in cui scrive “…continua nella tua vita che sai rendere tanto interessante, regali forza anche a noi che ti conosciamo”… è una Pasqua piena d’amore.
Con le orecchie da coniglio stai benissimo. Ma… Cosa ne pensano i conigli del giardino?!
Poveri conigli: senza clienti del “ritz” al barbecue a dispensare loro insalata, carote e pane a volontà! La verità è, caro Marco, che i conigli mi hanno guardato con sufficienza e hanno continuato a mangiare i germogli di primavera indisturbati.