E siamo a 99! Incredibile, vero?.Non so chi e quanti sono quelli che hanno avuto la pazienza e la curiosità affettuosa di leggermi tutti i santi giorni, ma sappiate che sono 99 le pagine di GLORIA che ho riempito fino ad oggi. Domani festeggiamo 100 giornate di BLOG. 100 e non più 100? No, non è la fine del Mondo, ma il Covid è senz’altro una catastrofe planetaria. Nel Medioevo si attendeva la fine del mondo nell’anno Mille, ma, in quella lontana epoca storica, si credeva anche che la terra fosse piatta. Oggi la scienza ha fatto passi da gigante e la tecnologia di più, eppure un certo oscurantismo culturale e morale sembra persistere, oltre al fatto che, come ho letto da qualche parte, questa nostra società si sta riempiendo di webeti. Come ho più volte sostenuto, non condanno il web, anzi, ma mi preoccupo di come, dove e quanto lo si utilizzi. Questa rubrica che, come detto all’inizio, è a tempo determinato, finirà infatti tra un paio di settimane, nel giorno del mio compleanno, è nata per sostenermi e sostenere il ritz: entrambi, l’albergo e io, ci siamo abbracciati stretti stretti e abbiamo cercato di tener duro in questo quadrimestre surreale. Creare contenuti nel web, scrivere un diario, è stato un bel mix tra flusso di coscienza e monologo interiore, ma, senza scomodare Joyce, GLORIA si è fatta un po’ prendere la mano e, a volte, è scivolata nei collettivi di autocoscienza di antica memoria, e me ne scuso… fatto sta che il marketing online sviluppato dal blog ha mantenuto alto il ranking del sito del ritz in un periodo in cui nessun turista, per forza di cose, lo cercava. Nel digital marketing il ranking di un sito si riferisce alla sua posizione nella classifica dei motori di ricerca come Google. Più alto è il ranking di una pagina nei risultati di una ricerca, più alta è la possibilità che chi cerca clicchi su questo risultato.
Smettere di scrivere il 21 luglio sarà difficile? Ve lo saprò dire, ma sarebbe impossibile continuare a scrivere di e con GLORIA perché le condizioni che l’hanno creata non ci sono più. E non è tanto che la cattività da Covid 19 sia, per fortuna, in qualche modo, finita; ma quello stato d’animo fatto d’intimità e introspezione, che mi aveva fatto svelare nel blog il “mio ritz”, non è più replicabile. L’esperienza (e che esperienza quella di GLORIA!) è, per sua natura, legata a un tempo finito e definito. La parola esperienza viene abusata di questi tempi, utilizzata com’è in molti modi, in diversi contesti e, spesso, con diversi significati. Ma cos’è davvero, un’esperienza? Da vocabolario di filosofia è: l’insieme dei fatti e dei fenomeni esterni e interni, acquisiti dal soggetto attraverso la sensazione, elaborati e articolati attraverso la riflessione e sottoposti a verifica. Ci aiuta in questo l’etimologia della parola, che viene dal latino “experiens”, participio presente del verbo “experiri”, cioè provare/sperimentare. Certamente, quindi, l’esperienza è un “provare” o, meglio, uno sperimentare. GLORIA è un esperimento. Ma qual è lo scopo di fare un esperimento? Se lo domandate a uno scienziato, ma anche alla mia nipotina, vi risponderanno che è il “conoscere”! Quel che ho capito io è che, per conoscere, non basta provare, ma occorre un’altra azione, decisiva, ovvero darne un giudizio. L’esperienza a me è servita per conoscere GLORIA e poter così giudicare con maggiore consapevolezza ciò di cui ho davvero bisogno e desidero.