Questa cosa dell’essere stonati va risolta! La capacità di cantare intonati è stata di difficile analisi fino a tempi relativamente recenti, cioè fino a quando si è potuto appurare che esiste davvero chi è negato per la musica. Sono coloro che soffrono di amusia, ovvero sono incapaci di comprendere ed eseguire la musica. Ma l’amusia è un fenomeno molto raro. Pare infatti che se essere portati per la musica sia un dono, è altrettanto vero, lo dimostrano alcuni studi, che il costante esercizio vale quasi quanto la predisposizione naturale. Amo ascoltare musica e mi piace cantare. Così uno dei vantaggi di essere da sola, e in questo caso a beneficio degli assenti, è che mi trovo a cantare a squarciagola… e rimbomba pure! Mi hanno sempre detto che sono stonata, anzi sembrava quasi un marchio di famiglia, eppure ricordo con facilità le parole delle canzoni e mi diverte cantarle. Una delle mie amiche di sempre, la Patty, è davvero dotata e non mi ha mai derisa ma, ogni volta che la convinco a cantare, mette la mano all’orecchio come Gilbert Becaud se io canto con lei. Così capisco, regolo il volume e canticchio a bassa voce.
“Canta che ti passa” è uno dei modi di dire più diffusi nella lingua italiana; il suo significato è piuttosto chiaro, sostanzialmente si tratta di un’esortazione a non spaventarsi e a cercare di dissolvere le preoccupazioni cantando. Eppure a me non passa niente. Continuo a pensare che tutto quanto sta succedendo lascerà traccia e vado cercando i segnali di un qualche cambiamento rivoluzionario, a costo di non condividerlo, pacifista o interventista che sia. Non vedo apparire gruppi Hippy. Nondimeno questo movimento giovanile sorto negli Stati Uniti d’America intorno al 1960 e poi diffusosi in tutto il mondo, nacque per protestare contro la civiltà dei consumi e la cultura di massa, alle quali contrapponeva il recupero dell’interiorità individuale e comportamenti, diciamolo, decisamente anticonformisti. Nessuno, per fortuna, si è armato e niente ha scatenato quegli atti terroristici, basati su violenze indiscriminate e destabilizzanti, impiegato da gruppi clandestini rivoluzionari, eppure episodi di intolleranza terroristica sono avvenuti in vari periodi storici e l’Italia ha avuto i suoi anni di piombo. Non sto sentendo la voce delle “sardine”, e neanche quella di green peace, urlare slogan. Nessuno è veramente arrabbiato se non in YouTube. Niente rifiuti e nessuna insofferenza. Semmai molti scomposti sfoghi. Non vedo aggirarsi uomini che portano cappello e vestiti scuri, dal taglio semplice, con la barba lunga, ma non i baffi (perché associati alla vita militare e ai suoi disvalori di arroganza e violenza). Non ci sono nuovi Amish, contadini e artigiani che vivono in campagna, liberi dalle intrusioni della globalizzazione, con le loro donne dagli abiti privi di ornamenti, con grembiuli e cuffiette che coprono i capelli, che non tagliano mai. Non ci sono esperimenti sociali come il kibbutz israeliano di fine XX secolo basato su regole rigidamente egualitarie e sul concetto di proprietà collettiva. Nessuna nuova fede a cui appellarsi. Sia chiaro, non approvo e non sto facendo nessuna esegesi, né voglio tornare indietro e poi tornare indietro a quando: all’uomo con la clava? Al cavalier cortese? Alle corti rinascimentali? Al signore illuminato? All’Europa dell’800 o alle grandi ideologie del Secolo breve?… A me, in realtà, questo presente, sembra piuttosto l’inizio della decadenza dell’Impero Romano con la sua instabilità politica e la sua fragilità economica per lo spopolamento delle campagne e il brigantaggio. Di cosa sto parlando? Di uno scossone, una svolta vera, per quanto sofferta, difficile e dolorosa, che invece di lasciarci attoniti e confusi, impauriti e impoveriti, ci faccia credere e alzare la testa . Non sprechiamo il dolore del coronavirus!