04/07/2020

Mi sono resa conto, scrivendo GLORIA, che la storia come la vita, almeno la mia, ha due dimensioni. La lunghezza/larghezza della Storia della nostra Vita è, secondo me, il tempo trascorso o il tempo occupato da un evento o da un accadimento che ha segnato, molto o poco, il nostro passato. Lunghezza si apparenta con distanza e larghezza con periodo. E non è così scontato, ma è probabile, che una lunga storia, soprattutto se profonda, trascini ,dopo di sé, un lungo decadimento.

La profondità è la dimensione nuova o comunque quella che queste ultime esperienze hanno reso significativa. Nella vita, ma credo anche nella storia dell’uomo, non occorre andare lontano lontano, il trascorrere degli eventi non misura l’importanza di questi più di quanto gli eventi stessi, con il loro peso specifico, incidano profondamente nelle scelte di ognuno. In buona sostanza: son bastati 3 mesi di cattività per cambiare l’animo di molti in profondità. Questi 3-4 mesi hanno attecchito dentro di noi e dentro di noi hanno messo radici, svelandoci sorprendenti risorse interiori come inaspettate fragilità.

Storicamente il ‘900 è, in qualche modo, un esempio della dimensione della profondità di cui vado parlando. Fu Eric Hobsbawm, uno dei massimi storici contemporanei, a definirlo il secolo breve, confinandolo tra il 1914 e il 1991. Il XX secolo è stata l’era dei grandi cataclismi, ma questo periodo, compreso fra la Prima Guerra mondiale e il crollo dell’Unione Sovietica, presenta una coerenza storica, una densità culturale e ideologica e una forza sociale molto diverse rispetto al lungo XIX secolo, iniziato nel 1789 con la Rivoluzione francese e tramontato con la Belle Epoque.

Volendo prenderla alla larga, e da buona medioevalista , ricordo che Alto e Basso Medioevo, questo periodo che dateremo tra V secolo e XV secolo, ha sempre conteso il primato dell’importanza storica al Rinascimento che, in maniera tranchant, potremmo dire inizia a inizio XV secolo e finisce a fine XVI secolo. Chi non conosce il Rinascimento? Chi non l’ha amato e studiato con passione nella storia e nella storia dell’arte del nostro paese? Seppure lontanissimo nel tempo è un modello che spesso ci viene riproposto nella società moderna. Non è durato poi tantissimo eppure ha reso culturalmente e artisticamente l’Italia una meta senza eguali. Il Rinascimento è da considerarsi un momento di rottura o una fase di proseguimento rispetto al Medioevo? Vero è che i cambiamenti non avvengono in modo repentino e il retaggio del passato illumina spesso il cammino futuro, ma è altrettanto vero che una trasformazione storico-sociale, come un mutamento nell’animo umano, seppure latente e per quanto non manifesto, può, viceversa, palesarsi in maniera brusca, improvvisa, spesso violenta.

Io prediligo l’Umanesimo: quel breve periodo storico di mezzo che traghetta l’Uomo Medioevale verso l’Uomo Rinascimentale, quello della scoperta del Nuovo Mondo, quello dello Scisma, della nascita degli Stati moderni e quello del rinnovamento scientifico e soprattutto culturale. Voglio poter immaginare il nostro futuro attraverso gli stessi tre aggettivi con cui Burckhardt, storico ottocentesco, definì il Rinascimento: immanentista, antropocentrico, particolarista. Devo poter credere in un’epoca di rinnovamento radicale nei legami sentimentali, nei rapporti sociali, nelle relazioni lavorative e in tutti i campi dell’agire e del sapere umano perché è urgente, nel mio cuore e nella mia testa, abbandonare così tanta “oscurità”.

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