Seganvie 2011, ciclo di conferenze promosso dalla Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, porterà a Padova Zygmunt Bauman per parlare di modernità.
Il mondo occidentale può avere un futuro sostenibile, a misura d’uomo, capace di integrare le esigenze economiche con le necessità della felicità? E cos’è la modernità di oggi, periodo post-ideologico, in cui risulta difficile mantenere stabile il sistema del capitalismo vittorioso nel secolo scorso su quello del comunismo? Per rispondere vi consigliamo di partecipare a Segnavie 2011, ciclo di incontri con personalità dell’intellighenzia più illuminata, organizzati dalla Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.
L’Uomo moderno si trova oggi a fronteggiare alcune importanti questioni che non può più evitare:
- Lavoro e sviluppo sociale
- Questione di genere
- Comunità
- Innovazione e competitività
E lo si deve fare come strategia per il futuro per non vedere distrutto un sistema Paese. Occorre insomma costruire una comunità e un domani a misura d’uomo e non di portafoglio. Di questo si discuterà nel ciclo di incontri che inizierà il 27 maggio 2011 alle ore 17.45 presso il centro congressi Papa Luciani a Padova e che avrà come ospiti alcune personalità d’eccezione:
- Il filosofo e sociologo polacco Zygmunt Bauman
- l’economista francese Jean Paul Fitoussi
- l’attivista per i diritti umani Kerry Kennedy
- il giornalista e scrittore Riccardo Luna
Aprirà il ciclo di incontri un esimio filosofo, Bauman, con il compito di affrontare il concetto di modernità. Fu Bauman qualche anno fa a coniare la metafora della modernità liquida, un sistema dove cadevano le granitiche istituzioni fondate sulle ideologie (famiglia, chiesa e Stato), finendo col minare la nostra stessa identità.
Per dirla con le parole del filosofo prendendo spunto dal suo scritto “intervista sull’identità”:
“Nella nostra epoca il mondo intorno a noi è tagliuzzato in frammenti scarsamente coordinati, mentre le nostre vite individuali sono frammentate in una successione di episodi mal collegati tra loro”.
I legami si assottigliano sempre di più fino a liquefarsi e ogni scelta diventa leggera e reversibile. Le parole perdono il loro valore e smettono di avere un peso. L’imperativo secondo Bauman è la soddisfazione dell’Io nel presente e il cittadino è visto solo nell’ottica economica di consumatore. Mentre la società diviene uno sciame inquieto. Senza più una meta la modernità descritta da Bauman assume i toni della disperazione. Ma come può sopravvivere un futuro per una società simile privata delle certezze?
Zygmunt Bauman
Sociologo e filosofo polacco di origine ebraica diviene celebre dopo la guerra per aver realizzato il più importante trattato sul socialismo britannico. Di convinzioni comuniste marxiste all’inizio, in seguito si avvicinò alle idee socialiste di Gramsci e Simmel.
La sua ricerca, prima di indirizzarsi sulla natura della modernità, si concentrò sul movimento dei lavoratori e sulle tematiche della stratificazione sociale. Bauman ha teorizzato la nascita di una società post-ideologica che sulle ceneri delle grandi narrazioni del passato ha creato una struttura liquida, malleabile, praticamente priva di morale, fondata sul consumo e in cui l’identità personale è definita da ciò che un individuo possiede o è in grado di acquistare. Perciò il povero diviene colui che possiede bene inessenziali alla vita e non è in grado di permettersi, in una delle società più ricche del pianeta, i mezzi di sussistenza basilari.
La riflessione a tratti disperata di Bauman ha riflessi anche sulla nostra vita di tutti i giorni e non può essere sottovalutata. Specie in periodi come questi quando il relativismo sembra imperare e quando si inizia a parlare di sviluppo sostenibile e consumo critico.