di Ida Poletto
L’anno scorso, 2013, Unioncamere ha rilevato che nelle imprese italiane, solo 1 su 4 ha una donna al comando. Queste imprese femminili sono rivolte soprattutto a: turismo, agricoltura e commercio, cultura e servizi. Perché il turismo? Fondamentalmente perché il turismo è Ospitalità e Accoglienza, Accudimento e Cibo. Geneticamente deputate a questo, le donne in Italia hanno fatto del format familiare una professione, rendendo le loro imprese strutturalmente ancora piuttosto deboli.
Non si può più prescindere dal fatto che biologicamente le donne vivano di più, rimangono produttive più a lungo: socialmente e lavorativamente viene loro chiesto sempre di più. Le donne sono le principali “istigatrici” di quasi tutti gli acquisti, sono forti lettrici, si laureano prima e meglio dei coetanei maschi. Grazie al loro ruolo domestico, misurano la qualità dei servizi pubblici, l’accessibilità dei luoghi, la distribuzione della rete commerciale, l’organizzazione dei tempi e degli orari; le donne sono insomma un buon termometro per misurare la qualità della vita. Le donne sono brave a rendere possibile ciò che è necessario.
Il concetto evoluto della scelta della vacanza non per destinazione ma per motivazione esplode così oggi, grazie anche alle aspettative e alle esigenze femminili, nelle proposte dei “club di prodotto” o di “cluster”. Perché il turismo è sviluppo imprenditoriale integrato con il territorio. Cambia così anche il consumatore- viaggiatore e il nuovo target è rappresentato dalle donne che scelgono e organizzano, 8 volte su 10, i viaggi non solo per gli altri ma sempre più spesso per loro stesse, sempre più spesso le donne viaggiano da sole per lavoro e per piacere: è, il viaggio al femminile, un fenomeno che negli ultimi dieci anni ha registrato un incremento di attività e interesse pari al 70%. Donne allora come opinion leader e gestore sia del tempo libero che di quello produttivo… e non solo nel turismo.
E a proposito del tempo, sul concetto stesso di tempo ancora una volta sono le donne a cercare la quadratura del cerchio. Perché il turismo vende tempo che resta una merce impalpabile, non vicariabile, che non torna indietro e che non più essere restituito. Il tempo è l’unica risorsa che non ha surrogati o beni sostitutivi ed è risorsa essenziale a causa della sua deperibilità e insostituibilità. L’economia del tempo assume di giorno in giorno, una rilevanza crescente, man mano che le altre economie esauriscono il loro orizzonte nell’ambito dei beni e dei servizi il cui possesso, spesso illusorio, non assicura un appagamento definitivo, proprio perché solo il tempo sollecita ciò che ancora non è. Diceva Spengler che esiste un tempo apollineo legato al presente e un tempo faustiano legato al futuro, al domani, più vicino alla dimensione femminile. Così il tempo nel turismo, e non parlo particolarmente di svago, ma di esperienza e di scoperta, di crescita e di conoscenza, il tempo nel turismo dicevo è a gestione femminile e si declina oggi soprattutto come turismo culturale nel senso più ampio del termine comprendendo così il “turismo responsabile e quello sostenibile” per scoprire e interagire con un territorio paese la cui narrazione e la cui storia è unica e originale. Perché quello che si sta verificando, grazie anche all’imprenditoria femminile, è che turismo e cultura viaggiano su binari paralleli, perché non è più vero che il turismo produce business e la cultura valori, piuttosto quello che si sta cercando, è di pensare alla cultura come investimento, come motore di sviluppo e azione strategica d’impresa, come rilancio per rinnovare e migliorare la vita di un intero paese, innescando cambiamenti significativi, sia sul versante privato che su quello pubblico.
Il turismo è un lavoro che ha bisogno di flessibilità, e chiede molta disponibilità rispetto ai tempi familiari di una donna. Ecco perché in Italia esistono più imprese familiari nell’hotellerie che catene. In Veneto il 30% del mondo lavorativo femminile sceglie il turismo. E in Italia la disparità dei redditi fra uomini e donne aumenta con il passare dell’età e si concentra attorno ai 34 anni quando appunto si amplifica la percezione del conflitto tra realizzazione economica, professionale e familiare. Di fatto, rendere più facile la vita alle madri che lavorano, potrebbe aiutare la ripresa economica, e sbloccherebbe il basso tasso di natalità (1.3?) in un paese come l’Italia che continua ad invecchiare pesando enormemente sul PIL con le pensioni e la sanità. Semplificando, dando più opportunità di lavoro alle donne, anche il PIL crescerebbe, si ridurrebbe il rischio di povertà: infatti la presenza di due redditi in famiglia renderebbe la famiglia stessa meno vulnerabile, migliorandone il benessere con un conseguente aumento di produttività e consumi.
Il Global Gender Gap: lo studio che prende in considerazione parametri come la parità salariale, l’occupazione, e le opportunità di carriera del mondo femminile sostiene che, colmando il divario di genere, nel blocco dei paesi dell’Eurozone, il PIL aumenterebbe del 13%. In Italia, il turismo è un tesoro da 33 miliardi e 64 milioni di euro. Oggi però l’Italia, malgrado i suoi 47 siti UNESCO (i più numerosi al mondo), è fuori dalle top ten nella classifica che misura il valore di un marchio- paese nel mondo. E’ infatti al quindicesimo posto secondo la Country Brand Index, tra i paesi dove varrebbe la pena di vivere, lavorare e investire. La vera sfida è dunque quella di far recuperare al brand Italia, percepita comunque come l’icona del bello e del gusto, il primo posto in classifica.
E ancora turismo woman oriented perché? Perché il turismo è una professione virale, creativa e di ascolto, e oggi i top manager delle aziende riconoscono tre principali caratteristiche all’azienda del futuro:
1- aperta all’influenza del cliente, quindi reputazione, creando un sistema di coinvolgimento che massimizzi il valore ad ogni occasione di contatto;
2- pioniera nell’integrazione del mondo fisico e digitale , quindi web e ancora web;
3- sartoriale nell’offrire una customer experience coinvolgente, quindi personalizzazione.
Social network e blog, il web in genere, sempre più virale, per quanto virtuale, appartiene particolarmente al genere femminile (in facebook, il 57% degli users è donna) che ama raccontare e condividere, e che ha l’esigenza di ritagliare tempi qua e là. Portali sempre più dettagliati, e siti tematici, sempre più specializzati, rendono giustizia al nostro essere multitasking, abbattendo il digital divide.
Ritengo quindi che si potrebbe utilizzare per l’EXPO 2015 uno slogan come gender equality = smart economy.