Esce in questi giorni nelle sale un film che racconta una storia tragica e straziante dal punto di vista di due donne: una figlia e sua madre.
Ne “La donna che canta” vengono narrate le vicende di due donne, madre e figlia, sullo sfondo di un paese in guerra e con un passato che le divide. Jeannne e Simon sono due gemelli. Alla morte della madre, aprendo il testamento, scoprono di avere un padre e un altro fratello che vivono in un paese del Medioriente. Nel testamento Nawal, la madre, chiede ai figli di ritrovare il padre e il fratello e di consegnare loro due buste. Dei due gemelli solo Jeanne decide di partire per scoprire se ciò che è scritto nel testamento è vero e per adempiere alle volontà della madre. Parte quindi per Deressa e una volta lì, Jeanne trova il modo di approfondire parte delle vicende legate al passato di sua madre.
Si tratta di una storia dura e tragica, narrata con rigore quasi matematico dal regista Denis Villeneuve che dà al racconto filmico in un thriller avvincente. Il taglio adrenalinico e l’atmosfera di sospensione sottesa lungo tutto il film dal regista servono per parlare di un dolore che incendierà le vite dei protagonisti.
Molti sono gli incendi raccontati dal film. (E infatti il titolo originale del film è proprio “Incendies“). Incendi dovuti all’ambientazione libanese (nascosta col nome fittizio di un ipotetico paese del medo-oriente) nel periodo di guerra degli anni ’80. Incendi metaforici dell’anima, scissa dal dolore, dei due giovani figli di Nawal.
Adattamento di una piece teatrale di Wajdi Mouawad questo film è costruito con meccanismi matematici che, all’occorrenza, fanno esplodere, come in un incendio appunto, violenza e dolore. Ma il tentativo non è tanto quello di riraccontare il conflitto libanese tra cristiani e mussulmani negli anni 80, quanto piuttosto quello di mostrare allo spettatore un sangiunoso compromesso tra una figlia e sua madre che si concluderà con una catarsi inevitabile.
Parte del successo del film va anche alle interpreti femminili: Lubna Azabal e Desormeaux Poulin che sanno rimanere in bilico, dando voce, corpo e respiro a queste donne, tra forza e fragilità.