di Laura Laurenzi
Cambia la mappa della nostra società, si moltiplicano le cosiddette “famiglie unipersonali”, secondo il freddo neologismo Istat, ma certi pregiudizi sono duri a morire. I tour operators guardano all’esercito dei singles come ai loro clienti migliori, quelli dotati di maggiore potere d’acquisto, ma l’appuntamento con le vacanze, soprattutto per chi sceglie di farle in proprio, meglio se senza l’ausilio di un’agenzia turistica, spinge a qualche riflessione.
A ben vedere “io viaggio da sola” fa ancora scandalo. Non uno scandalo plateale ma un senso di perplessità che denuncia una discriminazione di genere. Non c’è par condicio fra l’uomo che sceglie di fare un viaggio, una vacanza da solo, ammirato per lo spirito di iniziativa e per la personalità, e invece la donna. La donna che intraprende un viaggio da sola, specie se di piacere, gesto encomiabile di autonomia, è guardata con sospetto, con diffidenza. Se giovane o giovanile, qualunque cosa le accada, “se l’è andata a cercare”. Se donna matura, “possibile non avesse uno straccio d’amica con cui partire?”, e anche “era meglio se stava a casa”.
Lasciamo da parte le vacanze organizzate e i villaggi turistici e guardiamo ai viaggi. La donna che si incammina da sola, che porti lo zaino o un trolley firmato, è immediatamente percepita in pericolo. La rete tracima di consigli, decaloghi, precetti, “travel tips” per le esponenti del cosiddetto sesso debole in viaggio da sole di un’ovvietà sconsolante. Non vestitevi in modo appariscente, non accettate passaggi da sconosciuti, evitate le strade deserte, bevete con moderazione, la sera spostatevi in taxi, naturalmente mai taxi abusivi.
La donna è sempre da proteggere, mai da incoraggiare. Invece il suo è un gesto di indipendenza estrema, rispetto ai vecchi stereotipi. Una donna che va al ristorante e chiede un tavolo per uno è da ammirare. E’ da ammirare sia che intraprenda un viaggio avventuroso per deserti e per ghiacciai, sia che voglia percorrere piste già molto battute: tornare a Parigi, vedere finalmente Istanbul, cercare l’altrove da sé dentro se stessa, e non in fondo agli occhi di un’amica o di un amico. Niente più di questo arricchisce e rafforza l’autostima.