E alla fine, dopo tanto parlare, dopo tanti veti e minacce, la riforma del lavoro di Elsa Fornero e del governo Monti è diventata legge. Ecco cosa cambia per le donne.
Congedo di paternità
Due le norme che interessano quasi esclusivamente le lavoratrici italiane, una del tutto inefficace, a nostro avviso e più una risoluzione di principio che una regolamentazione efficace, ci riferiamo al congedo di paternità per i papà.
La legge prevede infatti che il padre debba prendersi un massimo di 3 giorni per congedo di paternità (due facoltativi e uno obbligatorio) per sopperire alle difficoltà lavorative della madre. Misura totalmente inutile e inefficace.
Lettere di dimissione in bianco
La seconda norma contenuta nella legge che interessa prettamente le donne italiane è il divieto assoluto di firmare una lettera di dimissione in bianco prima dell’assunzione, pratica di fatto applicata per molte lavoratrici. Anche se non è chiaro cosa possa accadere qualora, malgrado la legge, la pratica continui ad essere applicata dai datori di lavoro, si tratta del ristabilire qualità al proprio posto di lavoro e diritti alle cittadine.
I giovani e il lavoro
La legge parla poi di giovani introducendo alcune modifiche che dovrebbero disincentivare le imprese dall’assumere lavoratori con contratti atipici grazie alla disposizione che ristabilisce quale precipua misura di entrata nel mondo del lavoro quella del contratto di apprendistato. Esso, oltre ad essere più economico per le aziende che lo applicano (sgravi fiscali, a quanto sembra) sarà anche il principale strumento di formazione del lavoratore. Durerà 3 anni e interesserà i giovani tra i 15 e i 29 anni. Non è chiaro quale sarà lo stipendio minimo di un apprendista, se cioè le paghe continueranno ad essere quelle di un lavoro precario o se avranno una certa sostanza permettendo al lavoratore in apprendistato di sopravvivere.
Altra norma creata esclusivamente per i giovani è l’abrogazione dello stage gratuito. Questa norma consentirà allo stagista di avere quantomeno sempre un rimborso spese. La legge tuttavia non fissa un minimo e paradossalmente lo stagista potrebbe venir pagato un euro al giorno, ammesso che ciò sia utile per l’azienda.
Gli ammortizzatori sociali
Lo Stato italiano non tutelerà più il posto di lavoro, ma il lavoratore. Ecco perché sono stati introdotti strumenti nuovi per tutelare lavoratori in mobilità sul modello danese della flexecurity. Si chiamerà Assicurazione Sociale per l’impiego e sostituirà le indennità di disoccupazione e mobilità. Il disoccupato che percepisce l’Aspi, dovrà comunque continuare per tutto il tempo a cercar lavoro e dovrà accettare qualunque impiego remunerato almeno il 20% in più rispetto all’indennità percepita. Non sarà una pacchia, questo è sicuro.
Lavoro a chiamata
Basterà un sms per avvisare il centro per l’impiego della provincia del bisogno di un contratto di lavoro a chiamata. La mancata informazione del centro costerà al datore una multa dai 400€ ai 2400€.
Job on call liberto per i lavoratori sotto i 25 anni e sopra i 55 (e questa ci pare un’assurdità che va contro le precedenti tutele).
Articolo 18
Con questa legge sul lavoro si introduce la flessibilità in uscita nel posto di lavoro con modifica dell’articolo 18 che si premura di tutelare solo lavoratori licenziati senza giusta causa (per i quali è previsto reintegro e risarcimento), mentre per i licenziati per motivi disciplinari soggettivi o per motivi economici sarà possibile comunque reintegro e risarcimento ma secondo la discrezionalità del giudice del lavoro.
Partite IVA e Contratti a Progetto
Novità anche per le partite iva, che dovranno dimostrare di essere realmente tali guadagnando più di 18.000 euro l’anno e dimostrando di essere stati assunti con diversi contratti della durata massima di 6 mesi l’uno per una stessa azienda. Anche i contratti a progetto subiranno una modifica: verrà loro corrisposta una paga base, calcolata sulla media dei salari di figure professionali con mansioni simili.