Un detto popolare smentito dai numeri del sondaggio del Dott. Mezzana: è la mamma la prima a farci notare i difetti…
L’ultimo sondaggio condotto dal Dott. Paolo Mezzana, chirurgo plastico e responsabile del Servizio di Dermatologia Oncologica USI Casa di Cura Marco Polo di Roma, costringe a rivedere il proverbio napoletano.
Nel sondaggio lanciato via Facebook, che ha coinvolto i fans della pagina del Dottore che sono oltre 3000, alla domanda: “Se pensate di avere un difetto fisico chi è stato la prima volta a farvelo notare?” il 54% degli intervistati ha risposto: “la mamma”. Di fronte ad un difetto fisico, persino trascurabile, la critica più cinica e spietata arriva proprio dalle mamme che battono tutti: amici e amiche familiari e conoscenti. I padri al terzo posto in classifica.
Il sondaggio evidenzia anche che dove non arriva la famiglia, ci pensa la tv che propone modelli di bellezza spesso inimitabili: l’8% degli intervistati ammette di aver notato il difetto confrontandosi con i modelli proposti dai Mass Media. Al secondo posto con il 14% troviamo amiche o amici. Ma il dato più allarmante è che l’origine del complesso arriva per lo più dal nucleo famigliare più stretto: madre, padre, fratelli o sorelle insieme si aggiudicano il 70% dei voti.
In coda alla classifica, nel rispetto del detto che l’amore è cieco, troviamo il primo partner che dai risultati del sondaggio del Dott.Mezzana viene assolto in via definitiva.
“Mi è capitato molto spesso di visitare pazienti accompagnate dalle loro mamme. Mamme ciniche e ipercritiche che mi facevano notare il difetto delle loro figlie, interrogandomi sulle possibili soluzioni, senza dare la possibilità alle ragazze di esprimersi. – dichiara il Dott.Mezzana – La genesi di un complesso estetico in una persona è un processo multifattoriale che a mio avviso non va alimentato, in modo particolare dalla madre e nel periodo adolescenziale. La decisione di sottoporsi ad un intervento di chirurgia estetica è una decisione della persona e non della sua famiglia. Le migliori pazienti per un chirurgo estetico sono precise e lineari nell’esposizione dei loro desideri al chirurgo, obiettive ed equilibrate nel dare il giusto peso al difetto che vogliono correggere, comunque sicure di sé stesse.”
“E’ utile accogliere i propri difetti fisici ironizzando su questi e comprendere che il proprio valore è imprescindibile per il solo fatto di esistere. Un valore che non deriva da una perfezione fisica da raggiungere ad ogni costo per piacere a tutti convincendosi così di garantirsi il successo. Soprattutto durante l’adolescenza culmina l’imbarazzo per il proprio corpo ed è comune sentirsi brutti. I genitori sono chiamati in questa fase ad aiutare i ragazzi, ad abituarli a considerare poco importanti le imperfezioni e a integrarle come parti di sé da accogliere e riconoscere senza eccessiva ansia. Il figlio deve avere la percezione di essere amato così come è per potersi amare a sua volta. Non possiamo in un’epoca di incertezze rovinare il famoso detto napoletano e trasformarlo nel suo contrario: ogni scarrafone è brutto a mamma sua” ha concluso il Dott. Mezzana.
“La madre soprattutto e le figure di attaccamento in generale hanno un gran peso nelle fasi precoci di sviluppo del sé e del primo nucleo dell’autostima. – commenta la Dott.ssa Angela Todaro specialista in psicoterapia di Roma – Nella buona autostima il bambino introietta i valori di riferimento degli adulti significativi facendo sue le loro richieste e aspettative e condividendo i giudizi e gli atteggiamenti che loro manifestano nei suoi confronti. Troppo spesso sono le mamme o i famigliari più stretti a comunicare messaggi indesiderati e nocivi sull’aspetto fisico dell’adolescente, con frasi come «sembri una mucca». Se per primi i genitori sono convinti che il valore di una persona derivi in gran parte dall’aspetto fisico e dall’apparenza, diviene difficoltoso convincere i loro figli del contrario. L’enfasi familiare sugli aspetti formali ed estetici della realtà contribuisce senz’altro a rendere l’aspetto estetico un criterio essenziale nella valutazione del sé. Il rischio è che la valutazione favorevole di sé diventi strettamente legata ai commenti positivi degli altri o al raggiungimento di risultati straordinari; la persona non si accetta così come è, con i propri limiti e difficoltà, ma tende a sfidarsi per il raggiungimento di una ipotetica perfezione.”