A pochi giorni dal referendum di Giugno, torniamo ad occuparci di nucleare.
Cosa è davvero successo nel reattore numero 1 di Fukushima prima dello Tsunami? Cosa accade alla situazione referendaria italiana riguardante il nucleare? Tutto bloccato? Il governo è riuscito nel suo intento di boicottare i referendum? Interrogativi fondamentali per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica ma anche per il futuro economico dell’Italia.
La scelta infatti condizionerà le politiche economiche del prossimo ventennio, non solo quelle dell’immediato. La scelta fondamentale è fra nucleare o green-economy, e non è una scelta da poco. Certo nella scelta bisognerebbe tener conto che incentivare il fotovoltaico è molto più redditizio che incentivare il nucleare. E bisognerebbe tener conto che l’Italia è una zona altamente sismica e che Fukushima ha dimostrato che non esiste centrale nucleare a prova di cataclisma naturale.
Chiaramente avere un reattore posizionato su un territorio dove può verificarsi un cataclisma è molto pericoloso e può centuplicare i danni. Fukushima una volta di più lo chiarisce. Infatti, solo il 15 maggio scorso si è venuti a sapere che molto prima che la centrale fosse investita dallo Tsunami, nel reattore numero 1 era già in atto la fusione. A causa del terremoto stesso che aveva messo fuori uso gli impianti di raffreddamento. Ciò aveva portato il nucleo a surriscaldarsi fino a 2800 °C. A quella temperatura le barre crollate sul fondo del reattore avevano cominciato a fondere provocando rotture nella protezione. L’arrivo dello tsunami non ha fatto che peggiorare le cose.
Poche ore dopo il disastro materiale altamente radioattivo era già arrivato al mare. Oggi le agenzie hanno battuto la notizia che ci sono stati principi di fusione anche in altri 2 reattori.
La settimana scorsa, insieme all’esito delle amministrative che ha affossato le convinzioni di popolarità di questo governo, si è avuto anche l’esito del referendum sardo sulla scelta del nucleare, esito che ha visto un plebiscito contro le centrali atomiche. Chiara dichiarazione popolare su come la si pensi a riguardo, noi qui, sudditi dei piani bassi.
Invece il governo e le lobby dei piani alti pro nucleare hanno architettato lo stratagemma della moratoria per minare i referendum. I ritardi prodotti sulla corte costituzionale che deve decidere su un ulteriore stop del quesito riguardante il nucleare ha chiaramente inficiato buona parte della consultazione. Ennesimo tentativo della “Classe dirigente” per fare quello che le pare, indipendentemente da ciò che desiderano i cittadini.
Ricordatelo alle prossime amministrative e politiche.
Scritto da M.F.