Utilizzo delle cellule staminali
Le cellule staminali, siano esse embrioni, fetali, adulte, da cordone ombelicale o da liquido amniotico, rappresentano un’importante prospettiva per la rigenerazione di organi danneggiati
La distruzione dell’architettura tessutale di un organo, legata alla morte delle cellule che lo costituiscono, è alla base della maggioranza delle patologie. Un approccio terapeutico risolutivo mira alla ricostruzione del tessuto alterato tramite trapianto di nuove cellule, che possono sostituire quelle distrutte o alterate alla malattia. A livello clinico questa strategia terapeutica si fonda, nella maggior parte dei casi, sul trapianto di organi da donatore cadavere, o, più raramente, da donatore vivente. Purtroppo, questa tecnologia salvavita ha due fondamentali limiti che ne precludono l’estensione alla maggior parte dei pazienti che potrebbero beneficiarne. Questi limiti sono rappresentati dalla scarsità di organi da trapiantare e dalla necessità di immunosoppressione cronica per prevenire il rigetto dell’organo trapiantato.
Le cellule staminali, siano esse embrioni, fetali, adulte, da cordone ombelicale o da liquido amniotico, rappresentato un’importante prospettiva per la rigenerazione di organi danneggiati. Infatti, la possibilità di espandere in vitro queste cellule in quantità elevatissime, se non proprio illimitate, risolverebbe il problema legato alla disponibilità di materiale biologico da utilizzare in fase di trapianto. “Il potenziale terapeutico teorico” delle cellule staminali si avvicina ad un terzo dei malati cronici stimati nel nostro paese. Come dire che ben 10 milioni di italiani potrebbero essere curati grazie a queste cellule staminali.
Cosa permette
Le cellule staminali hanno già dimostrato un ampio spettro di applicazione.
Il campo oncoematologico basti pensare ai trapianti allogenici di cellule staminali ematopoietiche sia da sangue di cordone ombelicale che da midollo osseo, o all’auto-trapianto di cellule staminali periferiche o midollari in grado di far riprendere i pazienti dal punto di vista ematologico dopo pesanti cicli di chemioterapia e radioterapia. Cellule staminali di epitelio autologo possono essere coltivate ed espanse, ed utilizzate per coprire permanentemente lesioni estese dalla cute e delle mucose (trapianto di epidermide).
Cosa compromette
Le potenzialità di questa nuova via della ricerca scientifica sono numerose. Quali malattie si potrebbero curare grazie alle cellule staminali?
-Rigenerazione di cellule e tessuti
La maggiore applicazione delle cellule staminali potrebbe essere quella di riparare organi e tessuti danneggiati, o non funzionanti, e quindi di essere potenzialmente efficacie in un contesto di terapia cellulare / tessutale sostituendo il trapianto di organo da cadavere.
-Malattie degenerative della retina
Dalla cornea, dell’apparato uditivo, i cui tessuti sono stati danneggiati per cause genetiche o traumatiche.
-Terapia cellulare per la ricostruzione
Del midollo spinale danneggiato da traumi fisici, mirato a dare una speranza a migliaia di paraplegici. Questa possibilità stata sperimentata nei ratti, dove cellule ES (embrionali spinali) differenziate in cellule nervose immature si sono rilevate capaci, quando trasferite nella spina dorsale di ratti sottoposti a traumi meccanici, di ristabilire le connessioni nervose danneggiate e le normali funzioni deambulatorie.
-Malattie degenerative del sistema nervoso
(Alzhaimer, morbo di Parkinson, malattia di Huntingon, sclerosi laterale miotrofica, malattia ecotossicologiche, post-traumatiche, da danno ischemico, etc).
Recenti studi hanno dimostrato che cellule ES (embrionali spinali), differenziate in cellule della glia, e poi trasferite nel cervello dei topi, la cui cellule non erano in grado di produrre la mielina, hanno ristabilito la proprietà sintetica di questa proteina. Altri ricercatori hanno iniettato cellule staminali nel cervello ancora in fase di sviluppo di un feto di scimmia ed hanno rilevato, nel cervello analizzato dopo la nascita, la distribuzione selettiva verso le zone a minor sviluppo.
-Malattie muscolari degenerative familiari o acquisite
(miopatie, miositi, distrofia muscolare) Recenti studi hanno dimostrato che cellule staminali adulte, prelevate dallo stesso paziente, rieducate per trasformarsi in cellule muscolari sane, e reiniettate nel paziente per via intra-venosa, hanno dimostrato una spiccata capacità di riparare la struttura e la funzionalità del muscolo malato.
-Malattie infiammatorie di origine sistematica
La Sindrome di Sjogern potrebbe essere curata sostituendo le cellule delle ghiandole salivari atrofiche dei malati con cellule staminali.
-Osteoporosi
L’utilizzo delle cellule staminali adulte del midollo osseo come produttrici di osteoblasti appare particolarmente promettente nella terapia dell’osteoporosi. Recenti studi hanno dimostrato come il midollo osseo sia una grande riserva di cellule staminali osteoprogenitrici. Ricercatori dell’Università di Odense (Danimarca) hanno evidenziato che esponendo frammenti di ormone Parotideo (PTH) all’azione di cellule staminali, questo stimola la prolificazione delle stesse, e ne determina la capacità di trasformazione in cellule per l’accrescimento del tessuto osseo.
-Terapia genica
Le cellule staminali sono in grado di accettare, molto meglio delle mature, i geni introdotti dall’esterno con tecniche di ingegneria genetica, con l’obbiettivo di sostituire geni difettosi o mutati. Un singolo gene trasferito renderebbe disponibili, in quantità molto rilevanti, cellule “aggiustate” del sangue, della pelle, del fegato e del cervello.
-Diabete
Numerosi studi, sia sugli animali che sull’uomo, hanno dimostrato l’efficacia dell’utilizzo di cellule staminali nella terapia del diabete di tipo 1. Uno studio recente condotto su 15 giovani pazienti affetti da diabete tipo 1, trasfusi con cellule staminali prelevate dal loro stesso sangue, hanno trascorso un lungo periodo (36 mesi) di insulino-dipendenza.
-Ricostruzione del tessuto cardiaco
Infarto acuto del miocardio e riparazione dei vasi sanguinei da processi patologici progressivi, come l’arteriosclerosi e l’ipertensione. La prima segnalazione giunta dalla Clinica Cardiologica di Dusseldorf nel 2001, dove ad un paziente con lesioni miocardiche sono state inoculate, per via intracoronarica, cellule staminali che si sono differenziate in protocellule cardiache, migliorando così la funzionalità cardiaca.
Nel 2002, dell’Istituto di Cardiochirurgia di Padova, giunge la notizia del trapianto, primo nel mondo, di cellule staminali, tramite 3D iniezioni, in aree diverse, a cuore aperto, in circolazione extracorporea. Vari altri studi confermano questi primi risultati, anche utilizzando cellule staminali da cordone ombelicale.
Perché fa discutere?
Il XX secolo stato definito “il secolo biotecnologico”: in effetti le notizie della messa a punto di nuove tecniche d’intervento sulla vita vegetale, animale e umana, investono quasi quotidianamente l’opinione pubblica, suscitando reazioni spesso concitate e di opposta valutazione.
Il rischio che si può correre quello di fornire giudizi frammentari ed emotivi, poggiati talora su notizie incomplete e non ben comprese, oppure si può cadere nella assuefazione degli annunci sensazionali, rinunciando a farsi un’idea precisa della portata umana e culturale di ciò che accade. È necessario allora avviare una riflessione documentata, pacata e obbiettiva, ed offrirla come doveroso contributo per l’informazione, soprattutto ai non addetti ai lavori, al fine di far progredire la presa di coscienza attorno agli eventi scientifici e biotecnologici che contrassegnano il nostro tempo.
Si parlato ultimamente molto su due tematiche che riguardano le cellule staminali: una la conservazione autologa del sangue cordonale, l’altra la fonte embrionale. Un servizio che guarda al futuro destinato a chi guarda al futuro, cosi propagando i loro sevizi le molte Banche private di Cordone Ombelicale sorte soprattutto all’estero.
In Italia la conservazione per uso “personale” o più precisamente per uso intra-familiare consentita solo nel caso in cui, al momento del parto, siano presenti nel neonato, nella fratria o nei consanguinei, delle patologie che abbaino l’indicazione al trapianto con cellule staminali da sangue placentare, previa presentazione di motivata documentazione clinico sanitaria. In questo caso si parla di unità dedicata. In caso diverso, comunque consentito, previa autorizzazione delle autorità competenti (vedi Ordinanza Minestrale del 4 maggio 2007: Misure urgenti in materia di cellule staminali da cordone ombelicale pubblicata su GU n. 110 del 14.05.2007), raccogliere il sangue placentare e spedirlo all’estero per la crioconservazione in Banche Private.
Su questo argomento si è aperto un ambito dibattito, mettendo sulla bilancia l’alto costo per la società (circa 2.000 euro a cordone) e la scarsa probabilità di utilizzo autologo (1/20.000). La società verrebbe, inoltre, defraudata di un bene di pronto utilizzo e scarso, finora, tempo di conservazione (circa 10 anni). Sarebbe come se i donatori di sangue tenessero per se il sangue donato per un’eventuale necessità propria o familiare.
La donazione allogenica presso strutture pubbliche determina una garanzia nel donatore, in quanto solo 3% del donato utilizzato, per motivi di compatibilità concretizzando così di ritrovarlo al 97%, in strutture certificate scientificamente.
L’ansia di far Business, attraverso compagne di informazione, spesso non corrette, fa sì che il “bancaggio privato” per uso autologo diventi un indice di discriminazione sociale, essendo la donazione privata appannaggio solo di famiglie che possono permetterselo, presupponendo che tali madri abbiano un indice di amore superiore per il proprio nascituro, visto che dai mass media viene presentato come “l’atto più bello che una madre può fare”.
Infine concludiamo con una personale riflessione: chi ci garantisce che il campione sia adeguato, che la conservazione sia conforme, che la banca un domani non chiuda o ancora più grave che il nascituro, un domani adulto, non faccia valere i suoi diritti di proprietà versus i genitori?
Nei prossimi giorni informazioni su un grande appuntamento in programma a Padova l’11 aprile 2015: