Isabel Allende è stata, assieme a Sepulveda e a Marquez e pochi altri, una delle “capostipiti” del fenomeno della letteratura sudamericana negli anni ’90.
Quasi tutta incentrata sul concetto della famiglia, quella patriarcale dei Paesi dell’america Latina, e sul mondo dei ricordi la letteratura di Isabl Allende è stata la guida, il faro, quasi, di molte donne anche in Italia che spesso sono cresiute con lei e con i suoi racconti, misti di magia, sentimento e patina da albo familiare.
In quest’ultimo lavoro, la prolifica scrittrice cilena, ma trapiantata ormai da alcuni anni negli Stati Uniti, ci propone un altro ritratto interessante di una donna sfiancata dalla vita, ma forte abbastanza da riprendersi.
Ne “Il quaderno di Maya” la ragazza adolescente protagonista è una alcolizzata tossicodipendente che vive a Las Vegas. In fuga da spacciatori e agenti dell’Fbi, Maya giunge sulle isole a sud del Cile, nell’arcipelago di Chiloé.
Proprio in questo microcosmo Maya riesce a recuperare ciò che non aveva mai avuto negli Stati Uniti, un ambiente ricco di valori in cui le persone si rispettano reciprocamente e dove è possibile trovare perfino il vero amore.
Isabel Allende ne “Il quaderno di Maya” ripropone ancora una volta il concetto di isola felice, quella di una famiglia allargata, caratterizzata da valori positivi e da una sana struttura patriarcale dove può esistere ancora un matrimonio che duri tutta la vita. La novità è qui forse un tocco di noir che fa appassionare alla lettura e che costringe la scrittrice sudamericana ad affilare la sua penna rendendo la scrittura più cruda e disincantata.
Una chiave di lettura in più
Un ruolo fondamentale in questo romanzo lo giocano i luoghi. Due realtà distinte, l’America del Nord, disillusa di poter realizzare veramente i sogni dei propri abitanti e l’idilliaco arcipelago cileno in cui la vita è scandita dai valori consegnati in eredità dagli avi e dal tempo. Da questo romanzo emerge chiara l’esperienza della Alliende trapiantata negli Stati Uniti con tutto il carico della sua cultura ed esperienza cilena e la critica ad una società senza più bussole morali che fa del matrimonio un gioco da ragazzi.