DONNE,POLITICA E SOCIETA’: NUOVI SCENAR – QUARTO INCONTRO
Tra Maggio e Giugno del 2010, a Padova, è stato organizzato dalla Fondazione Marisa Bellisario, con il contributo della Regione del Veneto, un ciclo di incontri formativi incentrati sul definire il nuovo ruolo che la donna sta acquisendo all’interno della società, anche lavorativa, e le prospettive avvenire.
I temi affrontati, dal sistema dei partiti al ruolo della donna, dal leadership al lobbying, hanno voluto fornire indicazioni utili ad una maggiore partecipazione delle donne alla politica, rivolgendosi in modo particolare alle Associazioni Femminili, alle imprenditrici, alle manager, alle studentesse universitarie, alle componenti dei Comitati per le Pari Opportunità, il tutto con la partecipazione di esperti, docenti universitari e esponenti dell’ambiente politico, imprenditoriale e associativo.
Marco Marturano, Presidente di Game Managers & Partners e docente di Giornalismo Politico presso lo IULM, fa una riflessione sul significato dell’essere e lavorare in ruoli di responsabilità e insiste sulla necessità, per le donne, di “far squadra” per riuscire così a creare una lobby concreta e con obiettivi e tempi di azione precisi.
Alla base di una buona leadership c’è il team che, nella sua costruzione, necessita di livelli e registri di comunicazione interna e di alcune tappe funzionali.
Per quanto riguarda i livelli ne abbiamo di due tipi : verticale, ovvero dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto, e orizzontale, che sussiste quando la comunicazione agisce su uno stesso livello, mentre i registri si differenziano in caldo, per l’emotività e i valori, e freddo per la razionalità e i fatti.
Le tappe funzionali alla costituzione del team sono diverse, ad iniziare dalla definizione del profilo identitario, all’organizzazione del piano, dei messaggi e degli strumenti di comunicazione dell’identità/appartenenza, per poi proseguire con la segmentazione dei pubblici interni, la definizione delle linee di comunicazione comuni ai diversi pubblici e di quelle distinte e l’ordinamento per gerarchia d’importanza, fino alla distribuzione dei compiti e delle competenze di area e di funzione, alla scelta e alla taratura dei canali di comunicazione interna, per concludere con la definizione delle regole di comunicazione e solo alla fine con la calibratura con la comunicazione esterna.
La figura del leader vero è abituata a delegare, il leader solitario è invece sentito come una figura provvisoria, nonostante l’autorevolezza; un’organizzazione viene percepita in comunicazione come più forte e viva se è guidata da un leader riconoscibile, per ruolo o qualità, o da diversi leader con caratteristiche e deleghe diverse.
Il leader funge da portatore di messaggi e chi ha un ruolo è un portavoce; la comunicazione cerca il leader, eventualmente trova il ruolo.
Diversi sono i valori aggiunti del leader in comunicazione. Per prima cosa interpreta i valori e la mission dell’identità della sua organizzazione si identifica con essa, ed è capace di sintetizzare i messaggi e di gestire l’agenda delle priorità. E’ una persona che parla al singolare ma pensa al plurale ed è dotata di personalità ma non personalizza, inoltre guida la sua organizzazione nella gestione dei rapporti con tutti gli interlocutori senza mai inseguirli.
Esistono delle differenze tra la visibilità e la comunicazione : la prima produce notorietà, ma non necessariamente efficacia comunicativa, inoltre vive di presenzialismo, rapporti stampa intensivi e iniziative; la seconda, invece, produce ricordo e giudizio e vive di selezione, rapporti stampa mirati e poche iniziative costruite e pianificate. Il detto “purché se ne parli” vale molto meno di “purché si capisca”.
La leadership passa sempre dalla costruzione di uno o più personaggi rappresentativi dell’organizzazione e costituirne uno non vuol dire personalizzare l’organizzazione, la comunicazione, infatti, crea i personaggi che interpretano l’identità per identificare e rafforzare un’organizzazione emotivamente, ma spesso cerca i personaggi che personalizzano per indebolire le organizzazioni.
Per quanto riguarda le differenze tra leadership al femminile e leadership al maschile, nel concreto non ne esistono, tutto sta nella differente percezione da underdog o da band wagon, la leadership al femminile si rafforza, infatti, se include quella maschile, al contrario perde di forza se ne evidenzia lo scarto o la superiorità materiale, inoltre la leadership femminile tende naturalmente al team buiding per la maggiore capacità di interazione sociale delle donne ed è più competitiva e di medio periodo, quella maschile, invece, fa squadra per necessità e non per natura ed è più antagonista e di breve periodo. Quello che potrebbe essere identificato come problema della leadership al femminile è che non fa squadra fra leader, mentre quella al maschile costituisce oligopoli tra leadership maschili e pratica il “divide et impera” con quelle femminili, inoltre fino a che saranno le donne ad esaltare il valore di “eccezione che conferma la regola” gli spazi per la leadership femminile saranno stretti e le leadership percepite come temporanee dai loro gruppi.
Un esempio di leadership al femminile è sicuramente l’immagine di Angela Merkel, attraverso la quale si possono riconoscere le tappe per la riuscita del progetto e i punti deboli; ad esempio un fattore importante è una buona conquista dell’accreditamento istituzionale ed evitare quello che viene definito ” ipercorrettismo”, ovvero gli errori nella gestione dei tratti d’immagine spontanei, infatti il voto è anche un voto di genere, scegliere una donna non è uguale come scegliere un uomo, inoltre bisogna prestare attenzione alla gestione discontinua dei tratti della femminilità : dalla mascolinizzazione, sconfinando pertanto nell’immaginario maschile del potere con cautela per non sconfessare i tratti di genere, alla iper-femminilizzazione alla neutralità istituzionale, è bene, infatti, difendere la femminilità, ma senza “velinizzarsi”, per far così valere il ruolo conquistato. In ultima analisi, ma di notevole valenza, è il correggere i tratti spontanei dell’anti-modernità delle classi dirigenti e incassare e valorizzare le demonizzazioni normalmente riservate agli uomini, nel caso della Merkel la sua raffigurazione in una puntata di “South Park” al telefono con George Bush.