La donna in tv riesce sempre uguale al vecchio stereotipo. Per promuovere le pari opportunità non bastano le parole, per questo il comitato “Appello donne e media”
Le recenti scelte autoriali legate al Festival di Sanremo proprio non sono andate giù alle donne che, stanche di vedersi rappresentate in tv come oggetti sessuali, già nel 2009 avevano sottoscritto un appello che raggiungesse i vertici aziendali della RAI allo scopo di modificare in un tempo breve lo stato dell’arte.
Ora le donne de “Appello Donne e Media” guidate da Gabriella Cims, principale promotrice dell’iniziativa, hanno deciso di protestare in modo più animato cercando di farsi ricevere alla Commissione Parlamentare di Vigilanza per sollecitare i responsabili della tv pubblica ad adottare soluzioni conseguenti.
Sono 13 gli articoli approvati dalla Commissione di Vigilanza RAI alla presenza della presidente Lorenza Lei nel 2010 che avrebbero lo scopo di edulcorare e ripulire l’immagine stereotipata della donna nella tv pubblica e darle una caratterizzazione più realistica. A distanza di così tanto tempo nulla si è fatto per iniziare ad applicare tali articoli.
Pubblichiamo di seguito sia le modifiche approvate dagli organi di vigilanza inerenti gli articoli che regolano la programmazione RAI e le motivazioni che hanno spinto le donne a inacerbire la battaglia di civiltà.
Richiesta audizione alla commissione Parlamentare di Vigilanza RAI