Un libro nato dagli incontri dell’autrice in treno con delle donne normali e per questo il racconto di “La madre distratta” è molto veritiero e realistico.
Si parla di maternità nel libro, di una maternità precaria, come talvolta l’abbiamo chiamata noi. Una maternità che non tutte le donne riescono a vivere. Spesso, alla soglia dei 40 anni, le donne si trovano senza figli poiché hanno deciso di rimandare la scelta di averne uno a data da destinarsi. Lo hanno fatto per imperizia o perché le costringeva la vita e le numerose vicissitudini in essa occorse. Un lavoro poco stabile; un compagno che le ha lasciate per un’altra, magari più giovane o più fertile; una sterilità idiopatica.
Il libro affronta tematiche spinose per ogni donna. Il suo obiettivo è quello di discutere dell’esigenza di non sentirsi in colpa per il solo fatto di non avere ancora un figlio o di non volerlo, come capita alla protagonista del racconto pressata dal desiderio di paternità del compagno.
E allora via in un susseguirsi di tentativi per avere un bambino con sistemi di procreazione assistita durante i quali ha modo di incontrare molte pazienti che vanno avanti nonostante tutto e perseverano indipendentemente dalle leggi, dai costi e dalle delusioni.
Ma ci sono anche persone che non si sentono nate per essere madri. è giusto che la società le colpevolizzi per questo? Che da ogni parte le arrivi lo stesso parere “Guarda che poi te ne pentirai”.
Il libro lo si deve consigliare per forza e secondo noi lo si deve anche leggere, perché sono rare le scrittrici che affrontano questo problema sotto il punto di vista scelto da Nicoletta Canazza che ha riferito di aver raccolto moltissime testimonianze parlando in treno con varie signore. Così dice la Canazza a proposito del suo libro “La madre distratta”:
Volevo raccontare donne reali, donne che a un certo punto delle loro vita, più o meno verso i 40 anni, si erano trovate a farsi domande e a non riconoscersi più nelle risposte