Il referendum sull’acqua per cui gli italiani si sono battuti nel 2011 rischia ora di finire nel calderone delle liberalizzazioni.
Ora, si può essere d’accordo oppure no sulle liberalizzazioni, tuttavia non si può confonderle con le privatizzazioni che spesso trasformano diritti in privilegi.
Liberalizzare significa anche e soprattutto aumentare la competitività e abbassare i prezzi per il cittadino.
Vero è che, come ha confermato il direttore dell’Istat Martedì 17 gennaio 2012 alla trasmissione Ballarò, tutti i settori in cui si è liberalizzato alla fine hanno prodotto un abbassamento delle tariffe.
Restano però le gravi pecche legate alle privatizzazioni in Italia. Per farvi capire meglio facciamo un esempio. Le autostrade italiane sono state privatizzate e la loro gestione quindi affidata a terzi.
Per avere un beneficio economico il cittadino dovrebbe poter scegliere la tariffa autostradale regolata in regime di libera concorrenza. Ma come si fa a permettere a più soggetti di divedersi contemporaneamente la gestione di uno stesso tratto autostradale? Non si può. Ragion per cui l’ente che amministra le Autostrade è libero di gestirle aumentando le tariffe ogni volta che crede come è avvenuto di recente. Senza che fosse dichiarato un solo motivo valido per cui le tariffe crescessero.
Il referendum sull’acqua di giugno 2011 ha sancito un bisogno degli italiani, di proteggersi da simili atti.
Liberalizzare non è privatizzare. Durante la campagna referendaria volevano farci credere che le due cose si eguagliassero, ma non è così.
L’acqua è un bene troppo importante per metterlo sul piatto delle privatizzazioni, anche e soprattutto perché in questi anni si è dimostrata l’incapacità degli imprenditori privati nel liberalizzare i beni che avevano acquistato in svendita dallo Stato centrale.
Secondo la normativa, dopo l’abrogazione della norma mediante referendum, aziende come l’Hera avrebbero dovuto rinunciare al 7% degli aumenti inseriti in bolletta (per conoscere tutta la storia leggi qui). A questo scopo i movimenti hanno iniziato a proporre azioni di “obbedienza pubblica” come dicono loro. In cosa consiste? Nel non pagare i rincari previsti in bolletta contrari alla legge abrogata per referendum.