Enrica Corradini
Goccia leone
“Mi perdevo spesso nel guardare il buio oltre il finestrino e, quando pioveva, nel seguire le gocce d’acqua rincorrersi sul vetro appannato per strade sempre diverse. C’erano le gocce pecora che andavano tutte insieme ma poi c’erano quelle che mi piacevano, le gocce leone. All’improvviso si staccavano dalle altre e, disegnando tante virgole, prendevano strade che le portavano lontano. Io volevo essere come loro e invece mi sentivo goccia pecora.”
Così la protagonista in uno dei suoi tanti viaggi nella memoria, obbligati tutti da una tragedia consumatasi nell’arco di una notte. E il racconto si snoda nella ricerca ossessiva di poter ricostruire il presente e ancor più il futuro attraverso immagini spesso sbiadite del passato nel quale la vita sembra sovrapposizione di tante vite, per lo più slegate l’una dall’altra. Ma un lungo viaggio in treno, l’arrivo a Venezia, sua città di origine, e l’incontro con Silvia, l’amica di sempre, finiscono col ricomporre un disegno che immaginava perduto.
“Credo tu abbia ragione quando dici che dentro di noi ci sono tante vite, ma sbagli nel considerarle separate l’una dall’altra. Quella bambina non è scomparsa ma vive nell’anima segreta che sei. Si è addormentata certo, e giustamente, ma è sempre pronta a risvegliarsi e suggerire proprio quelle sensazioni o forse emozioni che non sono stralci sbiaditi di memoria ma il filo della vita che ti sei creata.”
È proprio Silvia e il suo percorso, simile e opposto a quello dell’amica, a svelare l’anima segreta non di una vita ma della vita in sé. E a suggerire l’idea di un possibile riscatto alle tante illusioni e speranze tradite.
Un romanzo che procede nella riflessione e nell’emozione in una circolarità che lega l’ultima pagina alla prima e la prima all’ultima.
Giovedì 16 dicembre 2010, ore 18
MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma
Sala Conferenze, via Nizza (angolo via Cagliari) – Roma