La scorsa settimana all’età di 90 anni è morta Helen Gurley Brown, fondatrice di Cosmopolitan, la nota rivista e madrina del femminismo.
Non so voi, ma ogni volta che sento la parola Cosmopolitan mi vengono in mente le ragazze di Sex and the city, il popolare show televisivo statunitense che raccontava di donne che nella vita volevano tutto, nonostante avessero per lo più passato i trenta e fossero leggermente frivole.
Ma a dire la verità dicendo Cosmopolitan diciamo anche Helen Gurley Brown, restauratrice di una nota rivista femminile che diresse per 32 anni e provvedendo ad aumentarne la tiratura, facendola passare da 800 mila copie a 3 milioni in un periodo, dall’inizio degli anni sessanta fino alla metà degli anni ’90, in cui le donne erano casalinghe veramente disperate.
Helen Gurley Brown è stata invece la fautrice di un modo di essere donna del tutto anomalo per i suoi tempi e ancora un po’ fastidioso per certe signore bacchettone di oggi. Era diversa Helen, perché predicava che le donne che a 30 anni ancora non si erano sposate non dovevano buttarsi giù dal Gran Canyon ma ricominciare a vivere. Affermava senza vergogna di aver scalato la vetta del successo andando a letto con i propri editori e capi, cosa che per altro la fece passare dal semplice lavoro di segretaria a copywriter più pagata della West Coast americana fino alle vette dell’editoria.
Usava le armi che aveva: sex-appeal, minigonne, un’immagine di classe ma al tempo stesso provocante che mantenne fino alla fine della sua vita.
Era convinta che una donna debba prendersi cura di sé per raggiungere il successo. Credeva che gli uomini potessero essere usati per raggiungere i propri obiettivi e per questo tentò di insegnare alle proprie lettrici l’arte difficile della seduzione.
Le donne devono avere tutto: così diceva. Sesso, successo, carriera e matrimonio. Lei ci riuscì. Si sposò tardivamente (passati i trenta) ma rimase con lo stesso uomo fino a che questo non morì nel 2010.
Fedele ai propri principi che le permisero di rifondare un modo di fare riviste femminili che da allora è diventato normale (diremo tranquillamente che ha fatto scuola) e che ancora oggi caratterizza il rotocalco da lei creato “Cosmopolitan” appunto.
Il suo modo di pensare, di vestire, di usare il sesso come arma, può non piacere. Fatto inequivocabile è che fu l’artefice di una rivoluzione progressista che cambiò i costumi della sua epoca. E il suo spirito rimarrà in eterno nei suoi detti. Uno dei miei preferiti recita così: “Le ragazze per bene vanno in paradiso, ma le ragazzacce vanno dappertutto”.
In fondo è stato il prototipo della donna moderna, sostituendo nell’immaginario collettivo il termine zitella con single e modificando nella società il concetto stesso di donna non sposata, come raccontò nel suo celebre libro “Sex and Single Girl”.
Può non piacere, dicevo, ma ha creato un modello di donna che è ancora oggi vincente.