Se oggi in Italia possiamo apprezzare una via femminile nell’architettura lo dobbiamo in gran parte a lei, Gae Aulenti. Morta il primo novembre 2012 a Milano all’età di 84 anni, la architetto italiana più famosa al mondo, ha lasciato in eredità a tutti noi, attraverso le sue opere, una pregnante rappresentazione di cosa sia il femminile dell’architettura ai giorni nostri.
Parte delle sue opere più famose non sono edifici, ma prodotti di arredamento o allestimenti. È il caso della lampada pipistrello, oggetto di design creato negli anni ’60 per l’azienda Martinelli (ancora oggi in produzione). E a questa categoria appartiene in parte anche la sua opera più celebre e celebrata: l’allestimento degli interni del Musée d’Orsay a Parigi, ricavato all’interno della vecchia stazione Gare d’Orsay.
Proprio in quest’ultima opera possiamo osservare che cosa significasse fare architettura per Gae Aulenti. In essa confluisce la sua formazione (di designer e architetto d’interni), la sua originale appartenenza allo stile del Neoliberty (fu collaboratrice di Ernesto Nathan Rogers alla rivista Casabella-Continuità) e la sua femminilità italiana (nata nel ’27 in un paesino in provincia di Udine da genitori meridionali univa icasticamente il nord e il sud del Paese in un abbraccio culturale).
In particolare, laddove i colleghi maschi vedevano la possibilità di espandere volumi, lei trovava l’occasione di riorganizzare gli spazi affinché si armonizzassero con l’ambiente. Fosse questo l’interno di una vecchia stazione dalle prerogative liberty o il paesaggio cittadino o naturale in cui si inseriva un suo edificio.
Anche in una fra le sue ultime progettazioni, quella dell’aeroporto San Francesco d’Assisi a Perugia, realizzato assieme allo studio che aveva fondato nel 2005 (Gae Aulenti e associati), si può intravedere l’attenzione per l’elemento di design (il tetto in rame verde dell’edificio accostato ai contrafforti colorati di rosso) capace di rendere l’opera riconoscibile e memorabile (che rimanga nella memoria) per coloro che la fruiscono. Ma, anche in questo piccolo aeroporto regionale, un’attenzione particolare viene data anche e sempre agli interni. E agli spazi funzionali. Il parcheggio dell’aeroporto è adombrato da ulivi che richiamano l’identità del luogo. Rendere l’ambiente meno anonimo e tecnologico, è stata questa la sfida del progetto, così come lo racconta la stesso architetto in una intervista televisiva.
Scegliere come dislocare nello spazio gli elementi architettonici e bilanciarli in modo da creare un percorso è sempre stata la sfida di Gae Aulenti (come nel progetto dell’inceneritore fiorentino a Case Passerini). Sono convinto che Gae Aulenti resterà nella storia dell’architettura forse non tanto per aver realizzato edifici di grande bellezza (pur se di grande riconoscibilità), ma per essersi dedicata con fierezza al restauro architettonico (celebri i suoi del Palazzo delle Scuderie o di Palazzo Branciforte) e per aver dato spessore e rilievo a branche dell’architettura che molti potrebbero considerare minori: gli allestimenti museali e l’architettura di interni (come nella famosa stazione metropolitana di Napoli in piazza Cavour (di nuovo gioco tra architettura di esterni e di interni).