Alcune ricerche confermano che l’occupazione femminile può divenire la chiave per uscire dalla crisi: ecco alcuni modi per riuscirci.
Una recente ricerca condotta dalla Banca d’Italia ha rivelato che se in Italia l’occupazione femminile aumentasse di dieci punti percentuali (passando dal 50% al 60%) il Prodotto Interno Lordo del Paese aumenterebbe del 7%.
Recepita questa informazione il governo ha cercato di ideare politiche che favorissero l’assunzione delle donne in due modi:
- Aumentando la deducibilità dell’imponibile per le aziende che assumono donne;
- Istituendo un fondo speciale “Fondo per il finanziamento di interventi a favore dell’incremento in termini quantitativi e qualitativi dell’occupazione femminile e giovanile”.
Molte donne dichiarano di incontrare grandi difficoltà nel continuare a lavorare dopo la nascita del primo figlio: circa il 40,8% delle nuove mamme italiane ha affermato di aver lasciato il lavoro dopo la nascita del primogenito per dedicarsi alla famiglia mentre il 5,6% ammette di aver rinunciato alla propria vita professionale per la famiglia e per la cura di un familiare non auto-sufficiente.
Una ricerca promossa da Edenred recentemente ha svelato che investendo in politiche di work-life balance aiutando a conciliare lavoro e vita familiare favorirebbe l’occupazione femminile.
Secondo una ricerca condotta da Astra Ricerche l’88,5% delle intervistate fa emergere un crescente bisogno di servizi legati alla persona e alla cura familiare, mentre il 48,7% del campione su cui è stata condotta la ricerca ammette di essere profondamente delusa dai servizi di avvicinamento tra vita familiare e lavoro proposti dalle aziende.
In alcuni Paesi Europei il voucher o buono servizio si è dimostrato uno strumento ideale per un welfare immediato e flessibile perché offre varietà e libertà di utilizzo.
E voi cosa ne pensate? Può essere questo uno strumento efficace per far aumentare l’occupazione femminile?
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