Così scrive una nostra lettrice: Di fronte all’attuale scempio delle istituzioni, dei valori fondanti della democrazia e ancora una volta dell’immagine della donna, non sia il caso di far sentire ancora una volta la nostra opinione.
Cosa risponderle? La nostra voce si è già fatta sentire. Continuiamo a farlo. Lo faremo il 24 settembre quando molte di noi andranno a Roma per protestare contro lo scempio che si sta facendo della nostra Carta Costituzionale. Lo faremo il 25 settembre quando parteciperemo alla marcia della Pace ad Assisi sfilando per le strade chiedendoci se non sia giunto il momento finalmente di ritirare molti dei nostri militari dislocati in missione in Iraq, Afghanistan e Libano.
Lo facciamo ogni giorno, dichiarando la nostra contrarietà alla manovra finanziaria il cui peso è tutto le spalle delle donne. Lo facciamo proponendo di firmare un referendum per abolire l’attuale legge elettorale. Lo facciamo denunciando le prese di posizione di programmi televisivi seguitissimi che infangano il corpo delle donne e levano dignità a tutto il genere femminile. Lo facciamo attaccando la politica misogina, volgare e corrotta che si avvicenda da anni sugli scranni del Parlamento. Lo facciamo con proposte concrete: asili nido, politiche per la famiglia, politiche sociali che tengano conto delle esigenze delle donne. Lo facciamo supportando campagne che riteniamo giuste e vincendo alcune battaglie: quote rosa nei CDA, acqua pubblica, investimento nelle energie alternative, anziché nel nucleare e uguaglianza dei politici di fronte alla legge.
Indubbiamente molto rimane da fare. La disoccupazione femminile è altissima e le donne sono ancora la parte più fragile della popolazione, il vero sesso debole d’Italia. E ciò malgrado la meritocrazia e le capacità. Malgrado le denunce e le spinte per il cambiamento. Malgrado tutte le figure femminili che si riescono a piazzare nei posti chiave della Società. Spesso le donne non facilitano le donne, non pensano da donne, non fanno che ciò che farebbe un maschio.
Siamo tutte disgustate da ciò che sta succedendo in politica. Cento mila intercettazioni hanno ricostruito la corte del nano, la sua vulnerabilità di fronte ai ricattatori, le sue debolezze come maschio, la sua mancanza di senso delle istituzioni e di rispetto per le donne. Eppure state certe che ci sarà sempre chi si alzerà per difenderlo dicendo: “Basta intercettazioni” o appigliandosi alle strumentalizzazioni o che negherà anche di fronte all’evidenza sempre e comunque. Fino a quando? E chi lo sa? Intanto l’Italia rischia. Il governo debolissimo e fragile ci espone al rischio immediato di una crisi economica che era stata sottovalutata. Ci espone al ludibrio dei Paesi esteri. E c’è poco da essere campanilisti in questa situazione.
Facciamo sentire la nostra voce, anche se ci sembra di gridare nel deserto e che le nostre affermazioni si disperdano con l’eco in uno spazio vuoto, in un Paese di sordi. Anche se c’è chi si vuole appellare alla democrazia per distruggere la Nazione, come Bossi, che non di democrazia è avvezzo ma della partitocrazia familistica italiana da quattro soldi che muove da interessi personali e piazza a capo dei partiti inetti indegni della Classe Dirigente perfino di un Paese del Terzo Mondo.
E noi? Noi facciamo quello che si può con i mezzi che si hanno. Senza giustificarci facciamo ciò che riusciamo. Come donne lottiamo e resistiamo, continuiamo a credere in un Italia migliore e diversa. Continuiamo a credere in un Paese per donne.
Scritto da M.F.