Alla fine ci siamo: pare che nonostante tutte le prediche dei petrolieri sul fatto che la benzina è alta per via delle tasse (cosa per altro verissima), siano stati smentiti da una campagna che prevede di vendere il prodotto raffinato a 20 centesimi in meno nei week-end e col self-service.
Si tratta dunque, come sostiene l’associazione dei petrolieri, di una trovata pubblicitaria che comporterà un danno per Eni o effettivamente la Compagnia potrebbe avere margini di guadagno nonostante il ribasso del prezzo?
Fatto sta che dopo l’uscita di Eni molti altri produttori si sono lanciati per ritoccare i listini e abbassare i costi. Come dire: per i petrolieri la pacchia è finita? Ma solo ora ci sono i margini per un ritocco del listino? E prima? Non si poteva fare, tanto più che il costo del petrolio rispetto al 2011 quando la benzina andava a circa 1,4€ al litro, è adesso diminuito.
Ma guardate la tabella relativa al 2011 del Ministero dello Sviluppo Economico dove sono indicate le accise, il peso dell’IVA sul prezzo della benzina e il costo di produzione: http://dgerm.sviluppoeconomico.gov.it/dgerm/prezzimedi.asp?prodcod=1&anno=2011
Un altro fattore inspiegabile è il motivo per cui al diminuire del costo alla produzione non corrisponda una diminuzione del prezzo alla pompa. Altro fattore da tenere presente in Italia per calcolare il prezzo della benzina è il fatto che questa venga acquistata con l’euro e che con un euro forte si possa acquistare più greggio, valutato in dollari.
Visionate quest’altra tabella del ministero per avere un’idea di quello di cui sto parlando:
http://dgerm.sviluppoeconomico.gov.it/dgerm/costogreggio.asp
Vero che sul prezzo praticato alle pompe di benzina incide fortissimamente la tassazione. Vero anche che i petrolieri non la raccontano giusta quando non abbassano il costo del prodotto raffinato al diminuire del costo del prodotto e all’aumentare della forbice euro/dollaro.
Per fare una polemica in più
Vista la diminuzione della vendita di carburanti in Italia (causa crisi, è evidente), i produttori corrono ai ripari praticando un po’ di sana e libera concorrenza con il risultato che la benzina costa effettivamente di meno. Dopo le mossa di ENI tutte le compagnie sono corse ai ripari provocando un ribasso dei prezzi e facendo arrivare il carburante ad una media di 1,6 dopo che era salito a 1,8 (si tratta di medie, perché in alcune zone d’Italia la benzina era vicina alla soglia dei 2 euro al litro).
E se con la crisi gli italiani si riscoprono salutisti e prediligono il moto proprio (benzina o piedi) la FIAT ci mette del suo nel tentativo di sfruttare il ribasso carburante come mezzo di vendita di auto. Chi non vorrebbe tornare la benzina a un euro al litro? E allora fatevi due calcoli. La Casa torinese fa il calcolo di quanto consuma con un litro e fa una media di quanti chilometri percorre un automobilista medio all’anno. Quindi crea una tessera, valida solo se ci si rifornisce alla IP e fa applicare uno sconto sul carburante acquistato da qui al 2015 in modo che l’automobilista con la sua nuova FIAT possa spendere 1 euro fino a che il badget presente sulla sua tessera lo permette.
Tutto bello, tranne per il fatto che… i calcoli sembrano essere sbagliati e lo dice la Confconsumatori che avrebbe addirittura sporto denuncia all’anti-trust nei confronti della Fiat. Il bonus carburante per i consumatori si esaurirebbe molto prima del 2015.
Teorie di alcuni economisti americani sostengono comunque che, da qui al 2015, il costo del carburante sia destinato ad abbassarsi ancora.