Ancora una volta è lo strumento di internet ad aiutare le donne dei paesi islamici a sfuggire alle censure e a raccontare al mondo quanto succede nel loro paese.
Sono sessanta le vittime tunisine legate alla destabilizzazione del Paese che ha portato a violenti scontri e ad una crisi politica ed economica senza precedenti. Le dimissioni del ministro degli Interni tunisino e del capo maggiore dell’Esercito non sono serviti a sedere rivolte popolari di giovani affamati e privi di ogni aiuto economico, nè hanno fermato gli scontri con le forze dell’ordine.
Numerosi organi di stampa delle varie testate giornalistiche internazionali sono presenti oggi nel paese. Una troupe del Tg3 risulta essere stata coinvolta negli scontri. Quindi rimane difficile, in un clima di censura e di confusione come è oggi quello della Tunisia, informarsi adeguatamente.
La censura su internet in Tunisia è massiccia ma alcune donne riescono comunque a sfondare questo muro e a raccontare la realtà. Il caso di questo blog, A tunisian Girl, è emblematico. Sull’headline del blog si può leggere questa frase: “In her own country the tunisian girl cannot expreme herself. Her blog is censored over there” (“Nel suo Paese una ragazza tunisina non può esprimersi liberamente. Il suo blog viene censurato laggiù”) . Questa ragazza tunisina racconta un suo viaggio nel governatorato di Kasserine in questo modo:
“Oggi Martedì 11 Gennaio, dopo che ieri ho visitato le città di Sidi Bouzid e Erregueb, sono arrivata a Kasserine, la città dove diverse persone sono state uccise dai proiettili durante il fine settimana. Appena giunta sul posto ero molto triste alla vista della devastazione e degli edifici bruciati.
Ho visto gente che faceva capannello e che prima correva e poi si fermava tutta insieme. Quando ho chiesto cosa stessero facendo mi sono rattristata molto nel sentire che stavano saccheggiando un supermercato. Ma quando ho parlato loro, mi hanno spiegato che avevano fame. Li ho compresi benissimo quando ho cercato di raccimolare qualcosa da mangiare per pranzo. Tutti i negozi, i bar e i ristoranti erano chiusi.
Un po’ di metri più in là ho visto, davanti al palazzo di Giustizia, gli avvocati che scioperavano in segno di protesta per l’uso di armi con munizioni non a salve durante una manifestazione.
Non mi è stato permesso di entrare all’ospedale. Più avanti ho visto dei pacifici dimostranti che chiedevano acqua, pane e il rilascio delle persone coinvolte con gli eventi di Sidi Bouzid”
Questo è quanto riferisce la ragazza tunisina di questo blog. Potete visitarlo voi stesse e farvi un’idea.
Oppure potete vedere questa testata giornalistica online per avere ulteriori informazioni: http://www.ilsalvagente.it/
In ogni caso non vi sarà diffcile informarvi ulteriormente sulle vicende che accadono in Tunisia e che coinvolgono anche la libertà di molte donne.
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