CdA più rosa per decreto

Secondo voi è possibile ovviare ai disastrosi risultati occupazionali segnalati dall’ISTAT la settimana scorsa relativi al 2009 e che dicon che il 48,9% della popolazione attiva femminile non cerca lavoro e non studia? Forse sì, grazie ad un decreto legge che sta facendo il suo iter in parlamento.

La legge sulle quote di genere è al vaglio del Senato: scrivi al Presidente della commissione Finanze (mario.baldassarri@senato.it) e al Presidente del Senato (segreteriagabinettopresidente@senato.it) perché vigilino affinchè non intervengano “fattori esterni” che impediscano il corretto svolgimento dei lavori parlamentari e l’arrivo della legge in Aula per la definitiva approvazione.

Il ddl per le quote di genere promosso dall’On. Lella Golfo sta per iniziare il suo difficile iter in Senato. Questo decreto legge prevede che il 30%  dei membri del CdA e dei collegi sindacali delle società quotate in borsa e controllate dalla Pubblica Amministrazione sia donna.

Noi de Ilsitodelledonne siamo sempre attente a leggi come questa e poniamo risalto ad ogni iniziativa che miri a dare alle lavoratrici più spazio e maggiori opportunità soprattutto se consideriamo i dati dell’Istituto di ricerca dati poco fa. Per farsi un’idea di quante donne occupino posizioni di rilievo nei CdA delle controllate pubbliche basti sapere che il 92,4% delle posizioni è oggi occupato da uomini.

Come dice l’on. Lella Golfo: “Apprendo con grande soddisfazione dal Segretario Generale di Palazzo Madama che il disegno di Legge sulle quote di genere nei CdA delle società quotate e controllate approvato dalla Camera a Dicembre è stato assegnato in sede referente alla Commissione Finanze e tesoro del Senato e inizierà il suo iter la prossima settimana . La proposta prosegue quindi in maniera spedita e questo ci fa ben sperare sui tempi per la sua approvazione. Mi auguro che anche al Senato la discussione possa essere fruttuosa e positiva e che si giunga quanto prima al suo licenziamento”.

Anche grazie all’appoggio e al sostegno di associazioni come la “Fondazione Marisa Bellisario” di cui Lella Golfo è fondatrice, decreti legge come quelli ora al vaglio del Senato sono stati promossi e attuati. Vero è che queste misure non bastano.

Nei giorni scorsi, parlando proprio delle quote rosa in Svezia, un’internauta di facebook aveva commentato dicendo che le quote rosa non sono certo il rimedio per la latitanza delle donne nei CdA, nei posti di potere, nei ruoli chiave della nostra società o per la disparità di trattamento cui sono sottoposte. Potrebbe essere vero, voi che ne pensate? Le quote di genere sono solo un palliativo che non risolverà nulla e non metterà in moto nessun ingranaggio?

Ed ecco un altro spunto di riflessione. Quanto secondo voi i dati ISTAT sono legati ad un’incapacità delle donne oggi di fare sistema? Quanto le disparità generazionali influenzano oggi le carenze culturali delle donne più giovani? Mi spiego meglio. Secondo voi, le donne che oggi sono inattive, non appartengono forse per la maggior parte alle giovani generazioni? Dopo tutto se oggi l’aspirazione maggiore di una sedicenne è di fare la velina per avere il posto che le spetta nella società, non è fose anche responsabilità delle generazioni più mature che negli anni precedenti hanno abbandonato l’idea di poter fare qualcosa per cambiare le cose?

Non manca nel nostro paese una comune linea di pensiero che faccia dire alle donne: noi un giorno avremmo l’uguaglianza tanto decantata nella Costituzione? Forse occore però tenere presente che le donne giovani sono doppiamente svantaggiate: sono svataggiate in quanto donne, meno pagate rispetto ai maschi e meno inserite nei posti che contano. Sono svantaggiate in quanto giovani e prigioniere della flessibilità del lavoro all’italiana e che pagano lo scotto in questo senso del conflitto generazionale con la classe del baby-boom e del posto di lavoro a tempo indeterminato mai passibile di licenziamento e sottoposto all’iper-protettorato di sindacati e contratti di lavoro per così dire “Insindacabili“.

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