Esiste una stranezza tutta italiana: asili nido in carcere che producono, tecnicamente, bambini detenuti dall’età di zero a tre anni.
Non vogliamo certo trattare l’argomento in modo leggero o fare facili polemiche. Tuttavia secondo è importante sottoporre il tema all’attenzione dell’opinione pubblica. Si tratta di un problema di cui abbiamo già parlato in precedenza a proposito di una legge, ma che torna oggi a fare discutere.
In Italia esiste il caso dei bambini nati in carcere da donne rinchiuse durante il periodo di gravidanza. Le donne incinte in carcere godono di ogni trattamento di favore, così come quelle che, una volta partorito, continuano ad allevare in carcere il proprio figlio. Sono seguite da infermiere e nel caso debbano partorire sono accompagnate all’ospedale.
Quali sono allora i problemi? Pur se il clima che si respira nel nido del carcere è familiare e protetto, accade che i bambini rimangono rinchiusi in carcere fino all’età di tre anni, anno in cui, devono forzatamente essere strappati alle madri qualora queste abbiano ancora del tempo da trascorrere in carcere.
Facile ipotizzare vari tipi di trauma per i bambini detenuti. Facile anche fare un confronto fra ciò che accade nelle carceri italiane e ciò che avviene fuori d’esse. Mentre infatti le donne italiane non possono contare sul supporto dello Stato per avere l’assistenza necessaria con asili nido statali vicino ai posti di lavoro, lo Stato permette che vi siano asili nido dentro le carceri.
Ecco le carceri femminili che hanno al loro interno un asilo nido:
- Piemonte – Torino “Le Vallette” – Vercelli
- Lombardia – Milano – Como
- Veneto – Venezia (C. Reclusione)
- Liguria – Genova Pontedecimo
- Toscana – Firenze Sollicciano
- Umbria – Perugia
- Abruzzo – Teramo
- Lazio – Roma Rebibbia
- Campania – Avellino
- Puglia – Bari – Lecce – Foggia
- Calabria – Castrovillari
- Sardegna – Sassari
- Sicilia – Messina
In tutti questi casi il nido è fornito di un servizio di cucina e, quando possibile, inserito al piano terra vicino a degli spazi verdi in cui i bambini possano giocare.
Per la maggior parte dei casi le donne detenute con un bambino stanno solo attendendo la scarcerazione per aver ottenuto il regime degli arresti domiciliari.
Ciò che sconvolge è che bambini rimangano detenuti all’interno del carcere (pur con tutte le tutele del caso, compresa la possibilità per quelli di tre anni di recarsi all’asilo all’esterno della casa circondariale) di fatto privati della completa libertà. Vengono richiusi dalla sera durante tutta la notte fino alle otto di mattina.
Ci si chiede poi se sia giusto che i minori passata l’età dei tre anni vengano bruscamente strappati alle madri rompendo il legame che prima non si era voluto recidere.
I numeri non sono certo di quelli che potrebbero bloccare i tribunali italiani: si parla di sessanta casi su 2600 donne recluse. Si parla di 70 bambini con età inferiore ai 3 anni che vivono in uno stato di semilibertà.
salve sono una maestra d’asilo nido, vorrei informazioni su come poter lavorare nell’asilo nido del carcere “Le Vallette” di Torino. grazie a presto