Tra le donne più rappresentative d’Italia all’estero, secondo i giornali americani, c’è lei: Anna Maria Mozzoni, intellettuale italiana.
Anna Maria Mozzoni nacque a Milano da una famiglia borghese nel 1837 e ricevette un’istruzione superiore a quella delle altre donne della sua epoca. La madre proviene da una nota famiglia milanese, mentre il padre, Giuseppe Mozzoni è un noto architetto.
Riceve la sua prima educazione a Rescaldina, un centro agricolo a 25 km da Milano. Nel 1842 entra nel collegio della Guastalia, riservato alle nobili. Il periodo passato in quell’istituto radicherà nella Mozzoni una profonda avversione per ogni tipo di insegnamento reazionario e tradizionale. Sarà dopo l’uscita dal collegio che la Mozzoni inizierà a costruirsi una cultura da autodidatta leggendo Plutarco, La Bruyere, gli illuministi, Balzac e Filangeri arrivando a Mazzini e alla Sand (che più tardi sarà tanto amata per esempio dal personaggio della nonna del protagonista dell’opera di Proust “Alla ricerca del tempo perduto”). Presto inizierà a riflettere sulla situazione femminile italiana, unendosi ad alcuni gruppi mazziniani.
Nel 1864 pubblica la sua prima opera legata al problema dell’emancipazione femminile intitolata “La donna e i suoi rapporti sociali” cui segue nel ’65 “La donna in faccia al progetto del nuovo codice civile italiano“.
Nel 1870 traduce il testo di Stuard Mill “The subiection of women” con il titolo “La servitù femminile”. Il suo impegno di intellettuale si manifesta anche nel tentativo di riformare la didattica delle scuole soprattutto quelle di campagna. Inoltre è attiva come collaboratrice per numerose riviste di stampo mazziniano e garibaldino. Partecipa assieme alle sorelle Carracciolo a Napoli alla fondazione di organizzazioni femminili attive nella lotta di liberazione dell’Italia.
Questa sua comprensione del fenomeno femminile la porta a fondare nel 1881 a Milano un movimento per la promozione dei diritti femminili col quale si augurava di far comprendere alle donne i loro diritti nello Stato italiano appena costituito. Nel 1906 scrive assieme alla Montessori una petizione per consentire il voto delle donne. La sua vita privata si divide tra gli impegni governativi e culturali, le lotte politiche per l’affermazione della donna e una privata che la vede prima sposa del conte Malatesta Covo Simoni nel 1866 per sette anni. Questo matrimonio fu per lei duro soprattutto a causa degli strascichi giudiziari.
Ebbe anche una figlia che non riconobbe in giovane età. Fra le sue opere più note vi sono “Dei diritti della donna” e “La liberazione della donna” oggi scaricabili gratuitamente presso il sito Liber liber.
Di tutte le intellettuali italiane Anna Maria Mozzoni fu l’unica ad avere tanto peso da smuovere le coscienze e da riuscire ad affermare implicitamente che dopo aver fatto l’Italia occorreva fare le italiane, dare loro i diritti di cui necessitavano, allevarle ed educarle in uno spirito di libertà e progresso. Per questo Anna Maria Mozzoni è stata ritenuta un’anticipatrice del femminismo internazionale e nazionale. I suoi scritti purtroppo vibrano ancora e fanno ancora riflettere le nostre generazioni di ragazze e donne. Dai suoi tempi ancora poco si è fatto per liberare la donna e permettere di esercitare tutti i diritti di cui gode.Così scriveva allora Anna Maria Mozzoni
“La revisione del Codice Civile Italiano per opera del parlamento nazionale mi poneva fra le mani un argomento – La donna, per vieto costume esclusa dai consigli delle nazioni, ha sempre subíto la legge senza concorrere a farla, ha sempre colla sua proprietà e col suo lavoro contribuito alla pubblica bisogna, e sempre senza compenso.
Per lei le imposte, ma non per lei l’istruzione; per lei i sacrificii, ma non per lei gl’impieghi; per lei la severa virtú, ma non per lei gli onori; per lei la concorrenza alle spese nella famiglia, ma non per lei neppur il possesso di sé medesima; per lei la capacità che la fa punire, ma non per lei la capacità che la fa indipendente; forte abbastanza per essere oppressa sotto un cumulo di penosi doveri, abbastanza debole per non poter reggersi da sé stessa…”
Morì il 14 giugno 1820 a 83 anni dopo una vita di sforzi per l’emancipazione femminile.
ATTENZIONE la foto non è il ritratto di A. M. Mozzoni ma di Anna Kulischioff