Nel 1924 il filosofo Rudolph Steiner fu invitato ad intervenire ad un meeting organizzato da alcuni agricoltori tedeschi: questo è più o meno l’atto fondante dell’agricoltura dinamica.
Steiner aveva teorizzato l’antroposofia. Questa disciplina aveva alcune implicazioni anche nel campo dell’agricoltura cercando di ovviare alle sempre più fastidiose ingerenze della chimica nella vita contadina. Sappiamo tutti come poi le rivoluzioni verdi degli anni successivi in Europa e nel mondo abbiano dato sempre più spazio a fertilizzanti artificiali. Solo alla fine degli anni ’90 del Novecento si è iniziato a rivalutare un metodo di coltivazione più in linea con la natura, meno invadente da parte dell’industria in concomitanza con l’esplosione degli esperimenti di ingegneria genetica su piante e animali.
Un mondo più a misura di uomo e un rapporto dinamico tra tutti gli esseri viventi, piante comprese è il concetto che anima la biodinamica. I suoi scopi sono quelli di:
- accrescere e mantenere la fertilità della terra;
- reazione di un “Organismo Agricolo”
- sviluppo delle qualità tipiche di animali e piante al massimo
- rigenerazione delle sementi
- produrre alimenti che rafforzino il metabolismo umano
Le soluzioni proposte dalla biodinamica sono quelle più naturali: compostaggio, rotazione delle coltivazioni, preparati biodinamici, calendario lunare e planetario per le operazioni colturali, concimazione con compost biodinamici.
Mangiare più sano e rispettare l’ambiente che ci circonda sono i risultati più evidenti dell’applicazione di questa forma di agricoltura. Gli svantaggi più evidenti sono prodotti meno belli e il rischio di sottostare alle regole naturali che comprendono carestie e invasioni parassitarie.
Probabilmente il settore primario dovrà presto distribuire la propria produzione tra biodinamica e intensiva per riprendere possesso di terreni fortemente impoveriti.
ottime informazioni..