Derivati: le banche di Germania e d’Europa ne sono zeppe e hanno ricominciato, come prima, ad acquistare titoli speculativi tossici.
Un derivato, per chi non lo sapesse e per chi non lo ricordasse, è un prodotto finanziario o contratto il cui valore si basa su un’attività finanziaria o reale. Lo strumento in sé non è pernicioso ed è nato come assicurazione per variazioni di prezzi di mercato allo scopo di non avere perdite eccessive. Quest’uso del derivato, detto hedging, è usato per ridurre il fattore di rischio e limitare le perdite di un portafoglio azionario.
Ecco come funziona l’hedging. Supponiamo di voler acquistare uno strumento finanziario ma di non voler accollarci il rischio di un ribasso. Per evitare la perdita acquistiamo anche un derivato, un contratto il cui valore è legato all’operazione finanziaria che sto effettuando, quella d’acquisto di un titolo, in modo tale che se il titolo scende, il valore del derivato sale e la sua vendita mi permette di rientrare del mancato guadagno. In questo modo ho generato utile senza aver perso nulla di quanto avevo in portafoglio e tutto grazie ad un derivato.
Come si vede non sempre lo strumento del derivato è il male assoluto, anzi. Lo strumento dei derivati è però usato spesso in modo poco consono tale da portare ad operazioni speculative in mercati privi di regole creati appositamente per gestire simili strumenti finanziari.
Quando il derivato è usato per compiere azioni speculative, l’investitore scommette sull’andamento del valore del prezzo dell’attività cui il derivato è legato, spesso usando il famoso effetto leva che permette di ottenere ricavi più che proporzionali rispetto all’investimento.
Il sistema dei derivati può causare grandi danni quando si innesta in cosiddette bolle speculative. Nella crisi dei subprime che si scatenò nel 2006, le maggiori banche statunitensi avevano incoraggiato il consumo a credito coprendosi con strumenti derivati che le facevano arricchire proporzionalmente più di quanto concedessero in mutui e prestiti (interessi di rientro compresi). Una volta scoppiata la bolla, le grandi banche d’affari americane ed europee si limitarono a rivolgersi al governo americano per chiedergli che coprisse le perdite altrimenti la crisi economica avrebbe distrutto l’economia americana e mondiale.
Gli USA non fecero altro che acquistare il debito che i propri cittadini avevano contratto e che non erano più in grado di ripagare alle banche immettendo liquidità nel sistema e abbassando il costo del denaro.
Oggi scopriamo che le banche americane e soprattutto quelle europee hanno in pancia ancora moltissimi titoli spazzatura e che hanno ripreso a gonfiare altre bolle speculative convinte che saranno salvate ancora. C’è da chiedersi come mai le agenzie di rating giudichino grave il rischio Paese di molti stati europei, fra cui l’Italia, e di molte banche italiane che possiedono il debito pubblico italiano, ma invece non abbassino le valutazioni di altrettante banche europee che hanno al loro interno derivati e titoli, cosiddetti tossici, ad alto rischio che potrebbero causare l’ennesimo defualt finanziario.
In realtà, ed è notizia di pochi giorni fa, Moody’s avrebbe già iniziato a declassare molte banche d’affari internazionali (qui la lista).
Ciò che continua a mancare è una legislatura ed una normativa adeguate. La famosa Tobin Tax è fumo negli occhi, secondo molti. Secondo questi la vera soluzione sarebbe quella di regolamentare anche i cosiddetti mercati Over the counter, paradisi fiscali privi di regolamentazioni dove le transazioni avvengono per via telematica in pochi secondi.
E veniamo alle caratteristiche della crisi che sta abbattendo e si sta abbattendo sull’UE e sull’Italia. Perché è uscita in questi giorni una relazione che certifica che la maggior parte degli utili di 18 grandi banche d’affari internazionali deriverebbero da derivati (e scusate il bisticcio di parole).
Abbiamo imparato che non esiste un derivato sicuro e che per fare soldi e farli in fretta il credito non è più lo strumento ideale. Mettici poi il problema della crisi dei debiti pubblici dell’area euro e scopri che:
- Molte banche nazionali (soprattutto tedesche) avevano in pancia bot greci;
- Sicuramente per ridurre i rischi avranno cartolarizzato questi titoli e li avranno assicurati con dei derivati
E cosa si ricava? Che la maggior parte delle banche tedesche ha creato la propria ricchezza nel 2011 con prodotti derivati; che questi strumenti arricchiscono chi possiede i derivati legati ai titoli di stato di un Paese solo se aumenta il rischio Paese; che la Germania non ha alcun interesse a creare gli eurobond probabilmente perché sta facendo denaro grazie ai titoli di Stato greci, spagnoli e italiani.
20 banche europee posseggono derivati per un valore di oltre 5.000 miliardi di euro. Il 97% di questi sarebbero “derivati speculativi”. Derivati con cui gli Stati scommettono sulla tenuta dell’Euro. E mentre la Germania finanziaria scommette sul fatto che l’euro crollerà, la Germania politica affama i Paesi con un debito pubblico elevato, frena la loro crescita pretendendo politiche di rigore, asseconda il mercato speculativo permettendo la crescita dello SPREAD e limita la nazionalità popolare dei singoli Stati membri imponendo la propria linea.
Siamo sicuri che sia questa l’Europa in cui vogliamo vivere?