Metrosexual: quando il calcio va nel pallone

Siamo agli europei di calcio e la squadra italiana soffre terribilmente, rischiando l’eliminazione al primo turno.

metrosexual Appesi ai calcoli spasmodici che potrebbero frenarne i successi al campionato europeo, i giocatori trovano però l’occasione per discutere di gusti sessuali e distrarsi un po’.

Sembra incredibile, ma ancora oggi nel calcio italiano parlare di omosessuali è tabù, pericoloso e proibito, quasi che l’ultimo emblema dell’eterosessualità italiana e del mito del latin lover del Bel Paese poggiasse tutta sullo sport preferito dai maschi italici: il calcio.

Impossibile che fra i giocatori dell’Italia ci siano, come li ha definiti più di qualcuno, qualche metrosexual? Assolutamente no. Impossibile che alcuni giocatori militanti fra le fila della Nazionale di calcio italiano siano gay? Assolutamente no.

L’omosessualità nel calcio esiste come esiste il razzismo e il vandalismo, la criminalità organizzata, i falsi in bilancio, le scommesse: in una parola l’italietta.

Di recente l’opinione pubblica italiana ha cominciato a fare la conoscenza con un’altra tipologia psicologica maschile, quella del metrosexual.

Si tratta in poche parole di quel tipo di uomo eterosessuale che ama prendersi cura di sé, fa molto fitness, frequenta i centri di bellezza ed è, di solito, salutista. Il termine coniato nel 1995 o giù di lì da un giornalista statunitense è il prodotto della crasi tra metropolitan e sexuality.

La storia non finisce qui perché alla trasmissione “La Zanzara” Cecchi Paone rivela che ha avuto una storia con almeno un giocatore presente ora nella nazionale e poi fa i nomi di alcuni che dovrebbero essere omosessuali: Montolivo, Giovinco e Abate.

Cecchi Paone che fa i nomi degli azzurri etero, metro, bi e omosessuale mi ha ricordato quella scena vista nel film In&Out con Kevin Kline, Matt Dillon e Tom Selleck in cui un noto attore faceva fare un outing indiretto al proprio ex professore del liceo. Una divertente commedia.

Certo Cecchi Paone ha avuto se non altro il merito di sdoganare il termine metrosexual. Da adesso in poi certamente tutti i maschi italiani staranno un po’ più attenti prima di entrare in un salone di bellezza, o no?

 

Certo è che secondo noi Cecchi Paone ha fatto propria la battaglia contro l’omofobia, battaglia giusta e sacrosanta e che ci sentiamo di sponsorizzare. Forza Azzurri.

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