Un recente studio effettuato da Fondazione Rodolfo Debenedetti e che sarà presentato a Trani il 9 Giugno durante la conferenza europea “Le diverse dimensioni della discriminazione”, si intitola “il gap salariale nella transizione tra scuola e lavoro” e mette in luce una verità scomoda: le donne sono più brave degli uomini a scuola, ma ricevono comunque un compenso più basso.
Come sottolinea Luisa Grion in un recente articolo comparso su Repubblica Economia, non si parla di donne della provincia profonda italiana o di ragazze del sud costrette a rimanere in casa per badare alle faccende, lo studio fa riferimento all’alta e colta società milanese.
Si parla quindi di studenti che hanno avuto ogni possibilità, forse hanno fatto esperienze all’estero e sicuramente hanno potuto scegliere in piena libertà la propria facoltà universitaria.
Dai dati raccolti dallo studio è emerso che in media le donne sono più brave dei colleghi maschi: a scuola primeggiano sia in materie umanistiche, sia in materie scientifiche; si sono inoltre laureate in tempo minore e con un punteggio migliore. Ma dopo aver conseguito la laurea si ritrovano sbattute in un mercato del lavoro che le considera con pregiudizi, le paga poco e male. In media una donna laureata a parità di competenze ripsetto ad un uomo recepisce il 37% in meno in busta paga.
Il gap salariale esiste ed ora è comprovato ma, dalla ricerca, emergono altri dati che gettano una nuova luce su come funzioni il mercato del lavoro in Italia. La caratteristica più importante per avere successo nella professione sembra essere la competitività. Considerando il numero di ragazze che hanno frequentato un’attività sportiva, gli studiosi sono stati in grado di definire abbastanza chiaramente quali soggetti possedessero un carattere più combattivo e di conseguenza anche chi era più remissivo. Emerge che le donne sono meno competitive dei maschi e in genere prediligono l’attività sociale. Ciò che sembrerebbe a prima vista una qualità, diventa un gap nel momento della scelta di una facoltà che le prepari ad una professione perché la maggior parte del pubblico femminile sembra indirizzarsi verso mestieri peggio pagati ma che generano un minor carico sia in termini di stress sul lavoro che di impegno professionale.
Le donne sono meno squali degli uomini, potremmo riassumere così questa ultima valutazione dello studio, ma sembrerebbero anche più condizionate dalla vita familiare. In genere trovano lavori meno impegnativi così da potersi caricare sulle spalle anche il peso di una famiglia (bambini o anziani che siano). E meno impegno al lavoro notoriamente significa meno ore e meno denaro.
Lo sappiamo di non dire nulla di nuovo, tuttavia lo studio sembra spiegare in termini psicologici una realtà molto economica e sociale. Poiché le donne sono in media meno competitive degli uomini non studiano per diventare donne ingegnere, matematiche o economiste, ma si rivolgono alle facoltà umanistiche. Una scomoda verità o uno scampolo di verità. La competizione sarebbe cosa ottima e giusta se prevalessere i criteri di scelta meritocratici, ma poiché a primeggiare sono la capacità di reggere e generare tensione, le donne sono messe al margine della società e si devono loro adeguare alle leggi maschili del mercato.
Per questo quando si dice che le donne sanno fare meglio anche se in modo diverso dagli uomini si afferma una verità infallibile.
Un mondo del lavoro diverso è possibile basta iniziare a lavorare per costruirlo.