Chi può reggere il confronto con la perfetta fotogenia dell’attrice divenuta icona e mito, Marilyn Monroe? Naturalmente nessuno e questo è assodato, ma la talentuosa Michelle Wiliams, vedova Ledger, raccoglie quantomeno la sfida e si lancia in un memoir che trae spunto da un libro dello scrittore Colin Clark che durante le riprese de “Il principe e la ballerina” era terzo aiuto regista nella troupe.
All’epoca Clark era giovane e appena uscito dal college e l’esperienza di trovarsi di fronte una Marilyn, diva sognata da tutti gli uomini del mondo, fu assolutamente sconvolgente. Ciò che rimane di lei come vera donna è tutta nello scritto di Clark e il film tenta di offrire un immagine più autentica e realistica della diva.
La mimesi della Wiliams non è assoluta ma ne emerge un ritratto genuino di donna, non tanto icona, ma neppure troppo come la Marilyn reale; piuttosto un personaggio Marilyn che di quest’ultima conserva i tratti essenziali: la solitudine, l’insicurezza, la depressione.
Laurence Olivier è interpretato magistralmente da Kennet Brannagh mentre Clark assume il volto del giovane Eddy Remayne e ciò che manca alla Wiliams per generare quell’allure magnetico è reso dagli attori comprimari che incarnano perfettamente l’ammaliamento per la diva dello spettatore.
Si tratta quindi di un film per donne? Sì e no. Esso racconta una settimana sul set del film “il principe e la ballerina” in un periodo di stop dalle riprese in cui il giovane Colin Clark ebbe l’opportunità di condividere con l’attrice il proprio tempo e conoscerla in modo speciale. Possedeva, come disse Arthur Miller “la vitalità di una donna che non si capisce ma che sembra sul punto di illuminare una vasta distesa di oscurità che ci circonda”.
Il regista dal canto suo è bravo a ricostruire il clima che si respirava allora, le luci e le ombre, e perfino in modo maniacale e scolastico le riprese e il set del film senza sfruttare in modo eccessivo l’immagine di Marilyn.
Sicuramente merita uno sguardo.
