Nasce una nuova associazione “Medicina a misura di donna” per rendere le strutture ospedaliere più accoglienti.
Abbiamo tutte in testa i molti casi di mala sanità denunciati dai tg che coinvolgono medici e infermieri, cliniche private, ospedali pubblici al nord e al sud. Nessuno sembra scampare al vero male incurabile della sanità italiana: l’errore umano, il degrado e le truffe.
I numeri raccontano una situazione al limite della sopportazione: 1777 sanzioni penali solo nel 2011 con casi che vanno dalla cattiva gestione amministrativa alla vera e propria truffa con medici che somministrano cure inutili, consigliano lifting insensati, oppure creano falsi invalidi e infermieri che pur risultando in forza ad una struttura pubblica in realtà lavorano presso privati.
Non c’è di che rallegrarsi e polemizzare su questa situazione sarebbe come sparare sulla croce rossa.
Per fortuna ci sono anche casi positivi che riguardano le donne e che ci piace segnalare. Uno di questi è la nascita di una nuova fondazione, “Medicina a misura di donna“.
Presentata lo scorso 15 febbraio in video conferenza presso l’ospedale Sant’Anna di Torino, l’associazione si occupa di rendere gli ospedali dei luoghi più accoglienti, sia dal punto di vista architettonico, sia dei rapporti umani con seminari e corsi di formazione per il personale.
Insomma niente più dottor House in corsia, ma medici preparati e qualificati non solo nel curare malattie ma anche sensibili alle condizioni di dolore che incontrano lungo la strada.
Ma non solo. Creare un clima positivo è forse fondamentale per aiutare la guarigione.
In particolare l’associazione “Medicina a misura di donna” opera per:
- Creare sinergie e reti di cooperazione in Italia e all’estero: fare sistema è ancora fondamentale per ridurre i costi e aumentare i benefici;
- Sostenere attività cliniche e di ricerca direttamente o attraverso la consegna di fondi o premi;
- Dare vita a momenti di confronto con il personale
Vi facciamo vedere un video relativo alla presentazione dell’iniziativa.
In particolare ci pare interessante notare che anche aspetti finora poco considerati dagli esperti di sanità possono non solo rientrare nel quadro della medicina di genere ma anche stimolare dibattiti sul ruolo dell’ambiente di cura nel processo di guarigione.