I recenti sviluppi della Manovra economica approvata ieri in via definitiva, la prima del nuovo governo Monti, hanno mostrato come gli ordini professionali in Italia, più che una lobby, siano un vero e proprio potentato, chiuso a ogni possibilità di riforma.
Qualche tempo fa ci siamo chiesti se fosse più giusto abolire o riformare gli ordini professionali.
Un nostro lettore ha poi obiettato che non è affatto vero che l’Europa ci chiede di abolirli.
Vero. L’Europa ci ha chiesto di liberalizzare. Questo per far progredire un libero mercato in cui siano i migliori a prevalere e in cui i cittadini vengano tutelati da tariffe troppo esose malgrado, spesso, l’offerta di un servizio scadente o i cui costi siano eccessivi per la professionalità espressa.
Spaventoso? Sembra proprio di sì dal momento che fino ad ora avvocati, farmacisti, tassisti e tanti altri hanno sempre sollevato barricate ad ogni riforma.
Riforme che non avrebbero eliminato gli ordini ma prevedevano di semplificarne l’accesso per i giovani. Ciò che si chiede ai professionisti non è di scomparire, ma di subire una giusta riforma. Riforma necessaria oggi più che mai. Tuttavia, il recente comportamento di alcuni ordini professionali, ha dimostrato una volta di più l’arroganza di certi gruppi che, pur predicando il liberismo, si asserragliano dentro posizioni oscurantiste e di privilegio.
Oltre alle tariffe sono molte le cose da cambiare: impedire l’ereditarietà delle licenze; liberalizzare le tariffe in modo che i professionisti possano applicare il prezzo che più loro piace; consentire a tutti gli aventi diritto di acquistare licenze.
Un ordine professionale dovrebbe essere un organismo che tutela i cittadini vigilando sull’operato dei professionisti che ne fanno parte. In molti casi invece si limita ad essere un organismo che protegge i privilegi degli affiliati anche a discapito della collettività.
In questa direzione dovrebbero andare le riforme degli ordini professionali.
