In questi giorni, a un anno esatto dalla calamità che aveva messo in ginocchio il Veneto, si ripropongono tutti i rischi legati al maltempo, a Roma, dove ha già colpito, e in Liguria, dove si è verificato il caso più grave.
L’Italia sarebbe a rischio default ambientale. A dirlo sono gli Ecodem per bocca del loro presidente Fabrizio Vigni che in queste ore ha affermato: “Smettiamola di chiamarle calamita’ naturali: le frane delle colline, le esondazioni dei corsi d’acqua, gli allagamenti delle citta’, le devastazioni del territorio che provocano vittime e ingenti danni economici hanno responsabilita’ precise”.
Gli smottamenti di fango hanno praticamente trasformato il promontorio delle Cinque Terre e messo in ginocchio anche la Liguria dopo che, un anno fa, era toccato al Veneto di finire nei guai. E la Regione del governatore leghista Luca Zaia di certo, a un anno dalla terribile alluvione del Veneto, non si è ancora ripresa. Un po’ perché, come documentano i giornali locali in questi giorni, parte dei fondi straordinari stanziati in quel frangente sono stati buttati per consulenze inutili, un po’ perché il territorio risulta ormai tremendamente cementificato.
Alcune delle accuse che piovono in questi giorni assieme ai nubifragi sulle amministrazioni locali riguardano l’abuso del suolo. Alcuni comuni montani o collinari liguri cementificano per avere maggiori introiti dalle tasse. Occorre una maggiore consapevolezza di cosa comporta uno sfruttamento eccessivo del territorio e questa consapevolezza va inculcata nei cittadini, prima di tutto e nelle istituzioni. Il maltempo ha flagellato Roma e la Liguria, ma ciò non ha influito sul fatto che si sta cancellando il Ministero per l’Ambiente, rendendolo inefficiente perché privato di fondi.
Come dice il Presidente dei Geologi italiani, Gian Vito Graziano, bisogna ricordarsi che il territorio, il paesaggio e l’ambiente italiano sono la più grande infrastruttura italiana.
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