Ricavo questo annuncio choc da parte dell’Associazione veronese “Monastero del bene comune”: Nestlé vuole una borsa dell’acqua.
Tra pochi giorni ci sarà un referendum importante e ancora nessuno ne parla. Si rischia, con questo tacito assenso, di affidare a ditte private la gestione di tutta l’acqua pubblica. E si rischia che gli investimenti di privati si ripercuotano sulle nostre tasche.
L’acqua, che dovrebbe essere un bene comune, si sta sempre più trasformando in un bene di lusso. Forse è ciò che accadrà a breve anche in Italia dove oggi l’acqua è gestita dagli acquedotti pubblici con bollette che in pochi anni sono aumentate del 35% in media, anche secondo i dati ISTAT.
In media si spendono circa 250 euro al mese per l’acqua in ogni famiglia. La Toscana è la regione dove si spende di più. E forse non è un caso, visto che alcune delle sue città sono state fra le prime ad affidarsi ai privati per la gestione. Con esiti spesso disastrosi. Come ci racconta una puntata di Report “Con l’acqua alla gola” del 2006:
La notizia che più fa rizzare i capelli in testa è però che il presidente Nestlé Peter Brabeck ha proposto di creare una borsa comune dell’acqua così come avviene per le altre materie prime.
“Istituire una Borsa dell’Acqua così come per altre materie prime, contribuirebbe a regolare il problema della carenza di questo bene prezioso” queste le dichiarazioni di Brabeck del 10 maggio a Ginevra. Immediate le reazioni anche dallo IERPE (istituto europeo ricerca sulle politiche per l’acqua) che per bocca di Riccardo Petrella:
“Affidare l’acqua alla borsa significa confiscare ai popoli della Terra un bene comune pubblico insostituibile per la vita, consegnando il futuro della vita di milioni di persone al potere di arricchimento di pochi grandi speculatori finanziari”.
Quello dell’acqua, oltre ad essere un problema di concetto (impensabile privatizzare un bene comune sarebbe come privatizzare l’aria e non esiste potere che possa farlo né in cielo né in terra) è un problema di costi. Oggi l’acqua del rubinetto costa ai consumatori una media di 40 euro. Se legge italiana corrente non verrà cancellata i consumatori potrebbero veder lievitare la bolletta anche del 400%, finendo per pagare questo bene più di luce e gas.
Vedete voi come e se votare al referendum di giugno.