Pubblichiamo una lettera di Lella Golf nella quale l’onorevole si congratula con tutte per l’appoggio alla campagna per le quote rosa nei CDA e spiega nel dettaglio cosa cambierà ora nei consigli di amministrazione delle aziende quotate.
La lettera
Carissime,
desidero ringraziarvi per l’importante supporto che avete offerto rispondendo numerosissime alle nostre richieste. Grazie anche alle vostre email, siamo riuscite a sconfiggere anche un ultimo tentativo di boicottaggio messo in atto ad opera di Vittorio Feltri sulle pagine di Libero che, grazie anche alle vostre lettere, ha cambiato opinione, rilasciando un’intervista sull’ultimo numero di Panorama, nella quale non si dice più contrario alla legge sulle quote. Un cambio di atteggiamento che mi è parso utile registrare.
Intanto, non vi nascondo il mio entusiasmo per l’andamento procedurale che la legge ha assunto. Come saprete, la scorsa settimana il Senato ha siglato il “via libera” con alcuni emendamenti, rispetto all’impostazione originaria, che comunque reputo equilibrati.
Alla luce quindi di tali emendamenti, il testo prevede:
– l’entrata in vigore della legge avvenga a distanza di dodici mesi (e non di sei come inizialmente previsto) dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale;
– la percentuale di donne sarà di un quinto (pari al 20%) nel primo mandato (periodo 2012/2015) e di un terzo (pari al 30%) nel secondo mandato (periodo 2015/2018);
– le quote restano comunque norma transitoria ossia saranno applicate solo per i primi tre mandati successivi all’ingresso della legge;
– con l’approvazione della legge, il rinnovo dei CdA dovrà avvenire rispettando i criteri stabiliti dalla norma. Per le società quotate e per i collegi, qualora sia disattesa la percentuale di quote, si prospetta una diffida da parte della Consob che impone alla società interessata ad adeguarsi entro massimo quattro mesi. Se a questo primo avvertimento il CdA non si adegua, la Consob applica una sanzione amministrativa pecuniaria che parte da un minimo di 100mila euro a un milione di euro per i CdA e da un minimo di 20mila euro a un massimo di 200mila euro per i collegi sindacali e il contestuale obbligo ad adempiere ottemperando alla percentuale di quote nel CdA entro un massimo di tre mesi dalla sanzione. Se l’inadempienza dovesse ulteriormente protrarsi anche a seguito di questa seconda diffida è prevista la decadenza del CdA o degli organi di controllo;
– se per le quotate è la Consob ad essere organo di vigilanza, per le controllate pubbliche non quotate, sarà la Civit (Commissione per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche) ad avere il compito di monitorare l’inserimento delle quote. È prevista tra l’altro l’elaborazione di un codice di autoregolamentazione del Ministro per le Pari Opportunità, indirizzato a quelle società che vorranno anticipare i tempi di applicazione delle quote.
Questo dunque è in linea di massima il testo che il Senato sta trasferendo alla Commissione Finanze della Camera.
A questo punto, su parere del Presidente della Camera (sentiti i capi gruppo e recepito il parere della Commissione Affari Costituzionali e Giustizia della Camera) la proposta di legge, scongiurando eventuali “manovre”, dovrebbe essere approvata in via definitiva.
Io sono molto fiduciosa e spero di comunicarvi molto presto che finalmente le quote di genere sono una realtà nell’apparato legislativo del nostro Paese.
Grazie ancora per l’attenzione.
A presto
Lella Golfo