Gloria è in Zoom! Uno degli ultimi frutti della dittatura tecnologica, Zoom, risulta talmente comodo e utile da essere diventato immediatamente irrinunciabile, direi “abusabile”, e dunque, come tutte le novità tecnologiche degli ultimi 20 anni, destinato a un veloce declino, sarà semplicemente sostituito da altre piattaforme, applicazioni o devices sempre più stranianti e alienanti. All’inizio del 2020 l’uso di questo programma di videoconferenza basato su cloud è sensibilmente aumentato, diverse scuole e aziende hanno infatti adottato la piattaforma per il lavoro a distanza in risposta alla nuova pandemia di coronavirus… pare che alcune coppie si siano addirittura sposate su Zoom.
Zoom ospita riunioni da remoto e internazionali. Permette chiamate telefoniche illimitate e molti altri servizi , il programma base è gratuito mentre si possono acquistare pacchetti oltre i 100 partecipanti e i 40 minuti. Zoom è famosa per la sua facilità d’uso, audio e video di qualità e l’aggiunta di strumenti di collaborazione come chat di testo e condivisione dello schermo per le presentazioni. Gli utenti possono partecipare a una riunione Zoom anche senza bisogno di iscriversi, mentre invece è necessario registrarsi e creare un account per ospitarne. Zoom Video Communications è una società di servizi di teleconferenza con sede a San Jose in California; combina videoconferenza, riunioni online, chat e collaborazione su mobile. È stata fondata nel 2011 da un ingegnere capo di Cisco Systems, proprietaria di un’altra piattaforma simile, Webex, che ho scoperto in questi mesi. Nel 2019 la società californiana è stata quotata in borsa. Zoom in Gloria e Gloria a Zoom: al di là dei giochi di parole fin troppo facili vi parlo di questa piattaforma per condividere con voi alcune riflessioni sullo smart working.
Non mi è chiaro il valore di SMART rispetto a WORKING e sto cercando , per interesse professionale dunque e non per banale curiosità, di capire come evolverà il turismo business. Prima della pandemia, e già da qualche anno, si era individuato una nuova nicchia di clientela, figlia della globalizzazione: il turista bleisure (crasi ben riuscita tra business e leisure) ovvero chi viaggia unendo dovere a piacere. Ma non hanno insegnato anche a voi prima il dovere e POI il piacere? Come accade a volte, pur non avendo strategicamente intercettato la domanda, siamo diventati, in alcuni periodi dell’anno, un hotel BLEISURE. Il fatto di essere aperti praticamente tutto l’anno, di trovarci fuori dalle caotiche e dispendiose realtà metropolitane, ma facili da raggiungere, ovvero ben collegati, ha favorito il ritz. Un albergo di soggiorno e non di passaggio si era trasformato, per molti uomini d’affari, nazionali e internazionali, in un approdo sicuro e rilassante per i servizi che offrivamo, per l’accoglienza non troppo standard, ma semmai personalizzata e calorosa, seppure professionale, non ultimo per la nostra vocazione al termalismo e quindi alla cura della persona. Così abbiamo visto trasformarsi un po’ alla volta la loro in una prenotazione bleisure caratterizzata da: ripetitività, fidelizzazione e una buona disponibilità all’acquisto dei servizi e oltre che al prolungamento del tempo di soggiorno. Penso ai nostri clienti delle fiere internazionali, penso ai congressisti, penso ai manager, ai consulenti, ai tecnici e fornitori di grosse aziende venete che ci avevano scelto. Prevedo che tutto questo cambierà o forse sparirà, sicuramente è inimmaginabile nei prossimi mesi. Le aziende, le persone, i businessman e tanto più le businesswoman, hanno capito e testato che eliminando le trasferte si possono risparmiare tempo e denaro… almeno fino al prossimo step tecnologico: il teletrasporto.
Chissà quando riprenderanno, e se riprenderanno, segmenti come la congressistica e le fiere di settore, già in declino da anni. Il distanziamento per questi si trasforma in DISTANZA rispetto alle esigenze prossime venture. Ricordo quanti piccoli meeting, tra le 20 e le 70 persone, ospitavamo nella nostre sale fino a qualche anno fa e ora la botta finale… Di fatto, a saper tastare il polso della situazione, si apre un altro scenario e si profila all’orizzonte una nuova domanda, e dunque, il mercato turistico in perenne evoluzione e adattamento per sua natura, ha già pronte nuove risposte/soluzioni, secondo l’equazione, sempre valida, domanda–offerta. Da ieri gli hotel propongono camere per lo smart working: destinazioni amene dove lavorare in relax e silenzio, equidistanti dalle esigenze della quotidianità domestica e dallo stress della vita aziendale. Camere comode e spaziose con un’ottima connessione super-veloce, una serie di servizi all inclusive e un panorama impagabile e senza confini che faciliterà la concentrazione e l’ottimizzazione dei tempi oltre che della produttività. Ma allora dov’è il trucco? Sarà preminente l’aspetto smart a discapito del lavoro o il working sarà dominante rispetto alla bellezza e all’esclusività del luogo? La vacanza del nostro manager troverà spazio solo inquinando il lavoro o il suo lavoro risulterà distratto dalla vacanza? Come un PANDA il turista bleisure non potrà più sommare le due situazioni ma, in una camera che assomiglierà sempre più a un ufficio, cercherà una improbabile sovrapposizione o, peggio, un compromesso tra piacere e dovere. Prepariamoci dunque al requiem del manager che approfittava della trasferta lavorativa per aggiungerci un po’ di vacanza alla scoperta del territorio nel quale era in missione e cominciamo a fare la OLA per questa nuova specie di uomo operativo connesso contemporaneamente ai suoi devices e al paesaggio, abile nel coordinare il corpo e nel compartimentare i propri sensi. Son dispari, tradizionalmente 5, ma a voler far i dotti dovremmo contarne 9 di sensi, e dividerli risulterà difficile.