Nasrin Sotoudeh è un’avvocata che difende i diritti di molti attivisti politici che nelle recenti elezioni del 2009 avevano protestato contro i brogli elettorali con le tragiche conseguenze che tutti conosciamo.
Da Settembre l’avvocatessa era in carcere con l’accusa di alimentare il malcontento pubblico e quindi di sedizione. Qualche giorno fa la sentenza durissima: undici anni di carcere per la Sotoudeh che, come ha reso noto il marito Reza Khandan, non potrà lasciare la repubblica islamica per altri 20 anni.
Secondo i giudici dell’Iran la donna avrebbe minato la sicurezza pubblica soprattutto rilasciando interviste a media stranieri in difesa dei suoi clienti che nel 2009 avevano osato protestare contro l’attuale governo e i brogli elettorali.
Sono stati visti di malocchio dai magistrati i rapporti con il premio della Pace del 2003 Shirin Ebadi che si è spesso battuta per la libertà nel suo paese denunciando al mondo intero attraverso video su internet e altri mezzi di comunicazione le barbarie dei servizi segreti iraniani e le misure dell’intelligence di quel paese per sottomettere l’opposizione riformista.
Nel 2009 la polizia iraniana è piombata nell’appartamento della Ebadi mentre questa era a Londra. Hanno picchiato il marito e confiscato il suo premio nobel. L’arresto della Sotoudeh è solo l’ennesimo atto di sopraffazione delle libertà individuali e di quelle nei confronti delle donne di un regime che ha il bisogno di mantenere una ferrea legge islamica e contemporaneamente di trattare con le democrazie internazionali.
Una cosa è certa: quella dell’avvocato Sotoudeh è solo l’ennesima storia di una vita femminile spezzata dal regime iraniano. Non ci rimane che sperare che verrà posta la dovuta attenzione dai governi e dall’opinione pubblica anche sulle vicende di Sotoudeh.
In un precedente articolo avevamo anche noi preso in considerazione il ruolo della donna in Iran. I giorni della liberazione per le donne iraniane appaiono ancora lontani.
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